Ritratti russi
di letteratura in rete
Alessandra Elisa Visinoni

Nel 1960, quando è stata concepita l’intelligenza artificiale, credevano si trattasse di una macchina pensante. Ma si è scoperto che l’intelligenza artificiale è una macchina che collega persone pensanti, il che offre risultati qualitativamente diversi.

R. Lejbov

Introduzione

1993: il World Wide Web diventa accessibile a chiunque abbia un terminale connesso in Rete.

1997: prende corpo il segmento russo della rete globale dedicato alla letteratura ovvero «RuLiNet» («Russkaja Literatura v Internete»: «Letteratura russa in Internet»). Attualmente «RuLiNet» rappresenta l’aspetto più significativo, anche dal punto di vista quantitativo, del dominio “.ru”.

Sebbene non manchino «pionieri», come Roman Lejbov, a cui si riconosce il merito di aver aperto la strada, la peculiarità della Seteratura ( lett. Letteratura della Rete) è il suo configurarsi, più che in ogni altra zona del globo, come il frutto di una sperimentazione collettiva e programmatica.

Tra le righe dei manifesti «seterari» si legge un’orgogliosa consapevolezza dei propri mezzi e dell’importanza del ruolo che la Seteratura è destinata a ricoprire nell’ambito culturale russo.

Una consapevolezza che rimanda, per certi versi, alla dolorosa, ma feconda, esperienza del Samizdat, del quale la Seteratura, vedremo, condivide le modalità.

In questo articolo vorremmo delineare i tratti fondamentali del fenomeno della letteratura russa1 in Rete attraverso due tra le espressioni, a nostro avviso, più significative di questa nuova corrente: l’eclettismo di Roman Lejbov e la comunità di siti letterari «Setevaja Slovesnost’», che dal 1997 si propone come «laboratorio di creatività verbale in un ambiente elettronico».2

Roman Lejbov: i primi passi della Seteratura

Primi anni Novanta: la Federazione Russa accede al World Wide Web attraverso la linea che dalla Finlandia passa per l’Estonia. A Tartu, sede della storica università di Jurij Lotman, un giovane ricercatore, Roman Lejbov, intuisce le potenzialità della rivoluzione telematica e, quasi per gioco, dà vita a quello che a tutt’oggi è considerato l’evento più significativo della rete letteraria russa, ovvero Roman, Romanzo.3

Si tratta di un «esperimento di scrittura collettiva di prosa non lineare» ampliato nel corso di due anni, tra il 1995 e il 1997, insieme allo sviluppatore Dmitrij Manin.4 Il meccanismo è semplice ma accattivante, chiunque abbia velleità di scrittore può parteciparvi. Si tratta, in sostanza, di sviluppare la trama abbozzata dallo stesso Lejbov: un tale Roman, imbucando di nascosto una lettera d’amore nella casella postale dell’amata la scopre sulle scale intenda ad amoreggiare con un altro uomo. Rispettando l’unica regola, che impone di non uccidere i protagonisti, oltre cinquanta autori hanno contribuito a scrivere le duecentocinquantadue pagine web dell’ipertesto (tutt’ora accessibile agli internauti), realizzando numerose linee di intreccio variamente incrociate.5

Il riscontro è tale che, solo un anno dopo la conclusione di Roman, Lejbov e Manin preparano il terreno per un nuovo progetto, tutt’ora in evoluzione: facendo leva sulla grande passione dei lettori russi per la poesia haiku gettano i semi nel Sad raschodjajuščichsja chokku (lett. Il giardino degli hokku che si diramano),6 dando vita ad un albero infinito i cui rami si sviluppano grazie all’inserimento di hokku che inglobano il verso iniziale o finale dell’ultimo della serie.
Ma l’avventura è appena cominciata.

Maj Ivanič Muchin e l’alfabetizzazione informatica

Negli anni Roman Lejbov continuerà ad essere un punto di riferimento importante per l’universo della letteratura in Rete. In veste di docente presso l’università di Tartu è, infatti, tra i primi a sdoganare la Seteratura come argomento di interesse accademico, tenendo moduli di insegnamento veri e propri nonché conferenze in diverse città dell’ex Unione Sovietica.7 È, inoltre, responsabile di progetti ipertestuali di varia natura quali, tra gli altri, la versione russa di «LiveJournal» («Živoj Žurnal»),8 e il gigantesco archivio informatico «Ruthenia.ru». Nondimeno è stata la sua creatività a renderlo, in un certo senso, il simbolo del movimento. Proseguendo le sue sperimentazioni, nel 1995 diventa “segretario personale” del rispettabile Maj Ivanič Muchin «primo ed ultimo pensionato del World Wide Web»,9 originale e bizzarro opinionista che rilascia la sua prima intervista il 6 ottobre 1995. La genesi della figura di Muchin è curiosa. Roman Lejbov, ammettendo di esserne il creatore, in un’intervista del 1998 racconta:

Nel 1986, ero in piedi vicino a una finestra in un ostello e, mentre stavo fumando con Arkaša Grimbaum, sopraggiunse Kirill Žukov, che commerciava mobili. Improvvisamente, Arkaša disse: “Sai, ci sono vari generi di pensionati. Alcuni portano vecchie camicie divertenti e cappelli speciali pieno di buchi”. Rimasi in silenzio. “Allora diciamo, per esempio, che un tale pensionato vive qui a Tartu”, dice Arkaša. E a quel punto Žukov ha detto: “Sì, e il suo nome dovrebbe essere Muchin”. Io rimasi in silenzio: “Esatto, e il suo nome è Maj Ivanyč”. Bene, da allora, e per lungo tempo, Muchin ha vissuto la sua vita intensamente.10

Muchin, dunque, è un altro prodotto di un gioco spontaneo di fantasia, il frutto della fervida immaginazione di Lejbov. Come, spiega Evgenyj Gornyj, la figura del pensionato «nato a Vjatka nel 1917», tre giorni prima di «quei tristi eventi che scossero il mondo» e sopravvissuto per assistere ad «un’altra rivoluzione, quella dei computer» non è solo sorprendente ma estremamente realistica.11 In una fase storica in cui Internet è visto ancora come qualcosa di «esotico», l’idea di un pensionato geek ha grossa presa sul pubblico. La giornalista Mirza Babaev della rivista estone in lingua russa Den’ za Dnem (Giorno dopo giorno) contatta via e-mail il pensionato e subito viene invitata a casa Muchin, un appartamento da lei descritto minuziosamente: compaiono fotografie e certificati d’onore appesi alle pareti, raccolte di classici sugli scaffali. Maj Ivanič è piuttosto loquace, racconta la storia della propria vita includendo molti dettagli coloriti che attirano l’attenzione e le simpatie dei lettori. Inoltre si preoccupa di spiegare loro la terminologia basilare di Internet e mostra come scrivere un ipertesto e come inserire al suo interno immagini e link. Inutile dire che l’intervista è un vero successo tanto da venire ripubblicata su varie testate russe e tradotta in estone.12 La risonanza è tale che persino l’allora Presidente dell’Estonia, Lennart Meri, in un suo discorso pubblico, allude, senza però nominarlo, al pensionato estone per incitare ad una maggiore diffusione dei mezzi informatici. La seconda intervista, sempre della Babaev, viene svolta interamente via e-mail, (primo caso nella storia del giornalismo in lingua russa), attraverso la quale Muchin fa pervenire una sua foto in compagnia di Breznev e Broz Tito, corredata dal ricordo delle circostanze in cui è stata scattata.13

La plausibilità dell’immagine di Muchin è rafforzata dal suo stile inimitabile ma, soprattutto, dalla sua vivace presenza nel Web. Nel 1997, anno di nascita della Seteratura, Muchin crea la sua home page, dove si preoccupa di consigliare i principianti sull’uso della posta elettronica e scrive versi prendendo spunto dal gioco on line Bout Rimes. Parallelamente, Muchin continua con i suoi divertenti tentativi di russificazione della terminologia della Rete: ad esempio, traduce World Wide Web come Povsemestno Protjanutaja Pautina (letteralmente, Rete estesa ovunque) e interfaccia come meždumordie (letteralmente, “intergrugno”).14

Muchin gode di grande affetto e rispetto da parte degli internauti. Nel 1998 viene eletto addirittura presidente e presidente onorario del concorso letterario Tenëta. Difficile sospettare che Maj Muchin e la stessa Mirza Babaev siano invenzioni, “personalità virtuali” create da Lejbov. Molti utenti credono fermamente nella loro esistenza, mentre chi è a conoscenza del trucco gioca a trattarli come personaggi reali.

L’entusiasmo con cui il popolo di «RuLiNet» ha dato il benvenuto a Maj Ivanič, e a progetti analoghi, testimonia che i tempi sono maturi: la letteratura russa si sta aprendo a nuove possibilità, fino ad ora inconcepibili. O forse no? Probabilmente si tratta solo di riannodare i fili di una trama interrotta.

Seteratura e samizdat

Nel corso una lezione tenuta presso l’università di Kiev il 3 febbraio 2010, a proposito della sua esperienza come autore seterario Roman Lejbov, ormai divenuto professore nell’università che lo ha visto allievo di Jurij Michajlovič Lotman, ricorda le parole del maestro: «L’informazione è sempre un fattore positivo, l’entropia è sempre un fattore negativo».15

Chissà come il geniale semiologo di Tartu avrebbe commentato quella proliferazione e condivisione infinita di informazioni, testi, immagini, suoni che è il Web «2.0».16 In questo universo entropico e in continua espansione esiste, tuttavia, una realtà particolare, un «Caos organizzato»:17 la letteratura in Rete.

Come spiega Aleksej Andreev, nel primo autentico Manifesto “seterario” pubblicato sul sito di «Setevaja Slovesnost’» (sito del quale avremo modo di approfondire nei paragrafi successivi), questo «Caos organizzato» è il sistema in grado di sopravvivere alle inevitabili aporie connesse alla rivoluzione telematica:

un sistema instabile viene annientato dalla sua stessa instabilità, mentre un sistema “cristallizzato” nelle proprie regole non ha possibilità di sopravvivere ai cambiamenti.18

Nella storia della letteratura russa, per non dire mondiale, solo un altro fenomeno ha mostrato di possedere analoghe caratteristiche: il sopracitato Samizdat. Nato come fenomeno spontaneo e irregolare e trasformatosi in pochi anni, in un vero e proprio canale di distribuzione alternativo, la pratica dell’«edizione in proprio» costituisce il nucleo centrale e cruciale della resistenza della letteratura russa, la sua fiera reazione agli indirizzi socio-culturali dominanti, che tendono a emarginarla o ignorarla. La necessità impone una nuova forma di consapevolezza nel lettore: egli non è più fruitore passivo dei prodotti imposti dalla casa editrice, la quale non è altro che uno strumento nelle mani regime, ma ricopre un ruolo attivo e non privo di rischi al pari di quello dell’autore. Egli è complice, editore, coautore: trascrive l’opera, la diffonde e non è raro che finisca per integrare il testo originale con le proprie impressioni, correzioni, suggestioni. In definitiva, un libro affidato al Samizdat non può mai dirsi finito. Non soltanto perché diventa un’opera collettiva, ma perché il suo stesso autore originario ne torna, prima o poi, in possesso ed è obbligato a confrontarsi con le emozioni e i pareri che il proprio lavoro (e le successive evoluzioni) ha suscitato nei lettori.

Un destino analogo attenderebbe gli autori contemporanei, costretti a misurarsi con un nemico più ostico persino del vecchio regime sovietico: la logica di mercato. A questi la Rete offre, invece, indipendenza e libertà di espressione: ci si affranca totalmente dalle organizzazioni che impongono i loro standard di profitto e grazie all’anonimato si può esprimere la propria personalità senza inibizioni:

La Rete è possibilità di pubblicarsi liberamente senza essere in balìa degli aspetti più grami del mondo materiale come costi di pubblicazione e distribuzione, dipendenza dagli intenti e dalle ideologie professati. Ma, soprattutto, l’autore può restare nel più assoluto anonimato: questo gli permette di svelare le varie sfaccettature del proprio talento, spesso soffocato nella vita reale da condizionamenti psicologici, ruoli predeterminati e situazioni standardizzate.19

Parallelamente, i lettori-internauti, tornano a ricoprire un ruolo di primo piano nella vita dei testi proposti:

La Rete è un’opportunità, per i lettori, di valutare il “testo puro” a prescindere dal nome dell’autore e dai suoi attributi non letterari (età, sesso, nazionalità, status sociale).20

Pubblicando sul Web l’autore può ottenere commenti immediatamente successivi alla pubblicazione, numerosi e variegati, in quanto postati da persone di tutte le età e professioni, e, soprattutto, sinceri: gli internauti, infatti, non devono nulla all’autore, e per di più, non avendo l’imbarazzo di incontrarlo faccia a faccia, possono esprimersi liberamente.21 Grazie a tali modalità, viene a ricomporsi una comunità letteraria compatta e totalmente indipendente dal mondo editoriale piuttosto che dall’industria dell’intrattenimento, ulteriormente rafforzata, in confronto alla realtà più limitata del Samizdat, dal suo essere internazionale:

La peculiarità di questo feedback è l’internazionalità. In Rete è possibile vedere la propria opera da punti di vista assolutamente originali, entrare in contatto con altri stili e forme poetiche prima d’ora sconosciuti.22

Una comunità letteraria attiva

Tradizionalmente la letteratura ha ricoperto un ruolo inusualmente importante nella società russa. In condizioni di leggi autoritarie e di istituzioni civili deboli, nella formazione dell’opinione pubblica gli scrittori hanno avuto un ruolo predominante. In Russia la letteratura ha assunto molti ruoli che in Occidente sono stati svolti dalla Chiesa, dal parlamento, dalle corti, dai media. Una delle conseguenze di questa situazione è l’attribuzione di un grande significato alla parola scritta e la concomitante denigrazione della parola detta. Questa tendenza si è manifestata anche con la Rete russa.23

Le parole di Evgenij Gornyj chiariscono le ragioni dell’entusiasmo con cui il popolo dei lettori russi ha accolto iniziative come il sito «Setevaja Slovesnost’», di cui lo stesso Gornyj è uno dei principali fondatori.24 Il titolo altisonante (non semplicemente “letteratura”, bensì “le Lettere” della Rete) tradisce una certa ambizione: «Slovesnost’» vuole essere molto più di una semplice rivista, «un punto di pubblicazione nel continuum della creatività individuale e collettiva», caratterizzato da una configurazione naturale di testi, autori, generi, motivi. Un autentico laboratorio di sperimentazione verbale e creativa nella costruzione di ipertesti e prodotti multimediali, che, fin dagli esordi, ha sviluppato addirittura un proprio filone di riflessione teorica, la cosiddetta «Teorija Seteratury» («Teoria della Seteratura»). Una disciplina, vale la pena di sottolinearlo, che gli stessi lettori-internauti hanno contribuito attivamente a edificare attraverso il cosiddetto «Dibattito sulla Seteratura», un esempio di riflessione letteraria collettiva unico nel suo genere.

Il 29 novembre 1997, data del suo inizio, è da considerarsi il “Big Bang” della Seteratura, il momento in cui tutto ha avuto inizi. La discussione viene promossa sull’onda dell’euforia per il primo concorso letterario multimediale e interattivo Art-Tenët-97 (concorso rinnovato ogni anno con un numero crescente di aspiranti) dagli stessi internauti russi, che hanno partecipato alle votazioni e hanno commentato attentamente le opere in gara. Vengono individuati temi e prospettive che vale la pena di approfondire in un fruttuoso scambio di opinioni tra letterati di professione, principanti e semplici lettori durato mesi. Ancora oggi, su «Slovenost’», è possibile consultare le trentasette pagine di archivio a testimonianza della vivacità del confronto.25

Inutile specificare che tra i commentatori compaiono nomi storici della Seteratura quali, naturalmente, i citati Manin, Lejbov e Gornyj. Quest’ultimo è promotore, fra l’altro, della monumentale «Russkaja Virtual’naja Biblioteka» (la «Biblioteca virtuale russa»)26 ambizioso progetto di messa on line di tutto il patrimonio letterario nazionale, dalla letteratura antico-russa ai giorni nostri, che rispecchia la volontà di sancire l’armonia tra innovazione e tradizione.

Una galassia in continua espansione

La felice realtà di «Setevaja Slovesnost’» si è consolidata negli anni e sono sorte analoghe comunità di siti letterari tra le quali ricordiamo «Vavilon», «Stichi» e «Proza», (le ultime due riservate rispettivamente agli aspiranti poeti e scrittori). Vale la pena di segnalare anche «Seteratura.narod.ru» e «Točka zrenija», le cui pagine offrono agli esordienti consigli pratici per lo sviluppo delle loro qualità di scrittori e aggiornamenti in tempo reale sulle ultime novità del mondo seterario. Di fronte al fiorire esponenziale di iniziative on line, i “vecchi” giornali, sono stati costretti, pena l’impopolarità a dedicare uno spazio sempre più ampio ai blog e a promuovere concorsi per giovani talenti che non di rado diventano collaboratori fissi delle riviste stesse. È il caso di «mk.ru» che si propone come intermediario autorevole tra scrittori ed ambiente editoriale. Tanto interesse difficilmente può non essere interpretato come una presa di posizione da parte di quest’ultimo rispetto ad una realtà creativa e in continuo fermento, che piace soprattutto al pubblico giovane perché interattiva, diversa e, soprattutto, accessibile.

«Setevaja Slovesnost’» rimane, comunque, il principale modello di riferimento della galassia seteria. Nell’arco di quindici anni sono stati intrapresi percorsi creativi di ogni genere: dalla lineare creazione di opere, per così dire, tradizionali (poesia, narrativa) organizzata in sezioni autonome ove il lettore trova recensioni, lascia commenti e posta i propri contributi come in Kolonka čitatelja27 (la Colonna del lettore), a visionari esperimenti di fusione di testo, suoni e grafica (la cosiddetta Kibertura, ovvero “cyberletteratura”).

Esperienze che attraversano lo schermo e vanno incontro fisicamente al pubblico in occasione di vere e proprie esposizioni, come l’annuale mostra di poesia virtuale Platforma28 (Piattaforma), organizzata per diversi anni in varie città della Federazione Russa. Platforma è solo una delle decine di manifestazioni e concorsi patrocinati da «Slovesnost’», la cui giuria è composta, naturalmente, da internauti che postano il proprio verdetto sui siti dedicati. Sul sito madre, inoltre, esiste una sezione Literaturnye chroniki (Cronache letterarie)29 finalizzata a dare visibilità alle iniziative ma, soprattutto, a riflettere sulla loro riuscita.

Altrettanto significativa è la fondazione di riviste tematiche come quella dedicata alla passione esotica dei russi, ovvero la citata poesia haiku, Antologija russkich Xajku i trëchstišij (Antologia degli hajku russi e delle terzine),30 piuttosto che il settimanale Devotion,31 il quale attraverso la particolare impostazione grafica del sito, ispirato ad una pagina di quaderno ad anelli, mira a creare una continuità tra la carta e i pixel. Kartinki v pautinke (Immagini nella ragnatela)32 è, invece, dedicato alle filastrocche illustrate per bambini.

Parallelamente ci si impegna anche alla traduzione da e in russo di opere seterarie o di grandi classici della letteratura mondiale, corredate da un solido apparato critico. Determinati, infatti, a dimostrare che la qualità della pubblicazione in Rete non è da meno di quella cartacea, i teorici della Seteratura proseguono nello sviluppo della loro nuova disciplina umanistica coniugandola con temi e modelli della critica tradizionale.

Tradisce un certo orgoglio la pagina Knižnaja polka (Scaffale letterario):33 rassegna delle opere seterarie “assurte all’olimpo” della pubblicazione cartacea, prova tangibile della resa del mercato editoriale.

Se questi fermenti letterari ci porteranno nuovi capolavori, forse, è ancora presto per dirlo. Tuttavia, come nota Mario Caramitti, «la foresta virtuale è così fitta che verrebbe da giurare sui suoi frutti occulti».34

Note

1 Tutte le citazioni sono state tradotte dall’autrice del presente articolo.

2 Vedere la pagina O proekte di «Setevaja Slovesnost’».

3 Il sito di Roman.

4 D. Manin, RRR! KLJA! Ili Kak po-pisanomu, in «Zhurnal.ru», 3, 1996.

5 Vd. E. Gornyj, A. Sherman, А. Roman Lejbov, in «Infokracija», 1999.

6 M. Caramitti, Letteratura russa contemporanea. La scrittura come resistenza, Roma, Laterza, 2010, p. 314.

7 Il sito di Sad raschodjajuščichcja chokku

8 R. Lejbov, Razgovor studentov s A. Gaginym, paravozom i čelovekom, in «LiveJournal.com», 3 dekabria 2004.

9 A questo proposito vedere E. Gorny, The virtual persona as a creative genre on the Russian Internet, in H. Schmidt, K. Teubener, N. Konradova (eds), Control + Shift. Public and Private Usages of the Russian Internet, Norderstedt, Books on Demand, pp. 156-176.

10 A questo proposito vedere A.B. N., Gumanitarnoe Izmerenie (beseda c Romanom Lejbovym i Kubom), in «Internet», 2, 7, 1998.

11 E. Gornyj, Virtualnaja ličnost’ kak žanr tvorčestvo, capitolo «Virtualy na WWW, Muchin: virtual s čelovečeskim licom», in «Setevaja Solevesnost’».

12 M. Babaev, M. (1995) Pensioner Muchin v putine Interneta, in «Den’ za Dnem», 6 oktjabrja 1995.

13 M. Babaev, Muchin On-line, in «Den’ za Dnem», 16 febralja 1996.

14 A questo proposito rimando alla trascrizione della conferenza tenuta presso l’università di Kiev in data 3 febbraio 2010, Sovremennaja literatura i Internet che compare sul sito «Polit.ru»

15 Si indica come Web 2.0 l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono un livello di interazione tra il sito e l’utente (blog, forum, chat, wiki, flickr, youtube, facebook, myspace, twitter, google+, linkedin, wordpress, foursquare, ecc.) superiore alle precendenti versioni i del World Wide Web. Dal punto di vista strettamente tecnologico, Web 2.0 e Web 1.0 si equivalgono, mentre a fare la differenza è l’approccio con il quale gli utenti si rivolgono al Web: non più limitato alla semplice consultazione ma arricchito dalla possibilità di contribuire alimentando il Web con propri contenuti.

16 Cfr. M.I. Muchin (et alii), Otredaktirovannyj transkript onlajnovoj vstreči s Maj Ivanyčem Muchinym, organizovannoj v čest’ ego 79-letija «Žurnalom.ru», in «Žurnal.ru», 2, 1996; Id., Safe Soft, ivi; Id., Pereletnye muchi: obozrenija Povsemestno Protjanutoj Pautiny v «Žurnal.ru», in «Žurnal.ru», 3, 1997; Id., ME MUARY: Starejšij dejatel’ russkogo Interneta rasskazyvaet udivitel’nuju istoriju svoej žizni i o svoich putešestijach po Seti, ivi; Id., Velikolepnyj Mirza, ivi.

17 A questo proposito vedere A. Andreev, S e t e r a, Manifest Cetevoj Literatury, ili Ličnyj Opyt Poètičeskoj Nezavisimosti.

18 Ibidem.

19 Ibidem.

20 Ibidem.

21 Ibidem.

22 Ibidem.

23 E. Gorny, The virtual persona as a creative genre, cit., pp. 157-158.

24 A questo proposito vedere Diskussija o seterature 1997-98gg. v kratkom izloženii.

25 Cfr. E. Gornyj, Russian LiveJournal: National specifics in the development of a virtual community, in «Russian-Cyberspace.org», 2004.

26 Il sito di «Russkaja Virtual’naja Biblioteka»

27 La pagina Kolonka čitatelja.

28 La pagina Platforma.

29 La pagina Literaturnye chroniki.

30 La pagina Antologija russkich Xajku i trëchstišij.

31 La pagina Devotion.

32 La pagina Kartinki v pautinke.

33 La pagina Knižnaja polka.

34 Caramitti, Letteratura russa contemporanea, cit., p. 314.

Sitografia

Siti generali:

«Freewriters»
«Horde»
«Izba čital’na»
«Knigozavr»
«LiveJournal»
«Planeta pisatelja»
«Seteratura et cetera»
«Seteratura narod»
«Točka zrenija»

Su Setevaja Slovesnost’:

«Setevaja Slovesnost’»
«Jubilej Setevoj Slovestnosti»

Siti analoghi a Setevaja Slovesnost’:

«Seteratura»
«Proza.ru»
«Seter@tura»
«Vavilon»

Siti dedicati ai poeti in rete:

«Moonparnasse»
«Poezija»
«Stichi»

Pagine dedicate agli Hokku russi:

Su «Žurnal»
Su «Setevaja Slovesnost’»
Su «Moonparnasse»

Commenti a Roman:

Roman, comments

Pagine dedicate Maj Muchin:

Maj Ivanovič Muchin
Muchin On-line
Muchin
Maj Ivanovič Muchin
Muchin

Archivi letterari:

«Lib.ru»
«Russkaja Virtual’naja Biblioteka»
«Fundamental’naja Elektronnaja Biblioteka»