Quattro libri poetici di Boris Pasternak in traduzione italiana
Stefano Garzonio

Proporre in traduzione non la singola lirica, non il singolo ciclo, ma l’intero libro poetico corrisponde all’assemblaggio delle diverse parti di un polittico che solo nel suo insieme offre all’occhio la pienezza del messaggio estetico, etico e religioso che sta alla base delle intenzioni dell’artista. Eppure è questa una operazione che per motivi culturali e anche pratici ben di rado si realizza nella sua completezza nell’ambito della traduzione, dove per ovvi motivi prevale l’approccio antologico al poeta. Ne sono una significativa eccezione i volumi della «Passigli Poesia», collana fondata da Mario Luzi, che in un breve lasso tempo ci propone ad opera di tre diversi traduttori ben quattro libri poetici di Boris Pasternak. Mi riferisco, rispettando la cronologia dei libri poetici di Pasternak, ai volumi Mia sorella, la vita (Sestra moja – žizn’, 1922), a cura di Paola Ferretti, uscito nel 2020, Temi e variazioni (Temy i variacii, 1923), sempre a cura di Paola Ferretti, risalente al 2018, Sui treni del mattino (Na rannich poezdach, 1943), a cura di Elisa Baglioni, pubblicato nel 2019, e Quando rasserena (Kogda razguljaetsja, 1959), a cura di Alessandro Niero, uscito nel 2020.

Con questi quattro libri in traduzione una buona parte della produzione lirica di Pasternak viene restituita al lettore italiano in tutta la pienezza e complessità dei suoi riferimenti biografici e creativi, dei suoi intrecci infra- e intertestuali, andando a completare una lunga tradizione traduttiva che prende le mosse da Renato Poggioli per passare dalle esperienze di Angelo Maria Ripellino, Bruno Meriggi, Pietro Zveteremich, Cesare De Michelis, per nominare soltanto i più noti.

Certo è che il libro poetico, come viva testimonianza e unicità, possiede per Pasternak un valore del tutto originale, come peraltro discende da tutto il suo retaggio poetico. La prime esperienze, Il gemello nelle nuvole (Bliznec v tučach) del 1914 e Oltre le barriere (Poverch bar’erov) del 1917, sono ancora legate allo sperimentalismo futurista con evidenti contaminazioni tardo-simboliste, eppure a queste prime esperienze il poeta ritornò nel 1929 proponendo una nuova redazione di Oltre le barriere. Versi di anni vari (ripubblicata con variazioni nel 1931) che presentava rielaborazioni dei versi delle due raccolte giovanili e altre composizioni risalenti al periodo 1911-1917, e inoltre quattro nuove sezioni con versi del periodo 1917-1929 non compresi nei precedenti libri poetici. Proprio la raccolta del 1929 rifletteva l’esigenza di ricomporre nel perimetro del libro poetico l’intero arco della sua produzione, una sorta di bilancio poetico che si aggiungeva ai due veri e propri libri poetici ideati e realizzati come un unico testo, Mia sorella, la vita (con dedica a Lermontov) e Temi e variazioni (con un’attenzione particolare a Puškin).

Lasciando da parte, ovviamente, la produzione epica, anche se in Oltre le barriere. Versi di anni vari troviamo la sezione Motivi epici, i tre libri Mia sorella, la vita, Temi e variazioni e Oltre le barriere. Versi di anni vari, costituiscono tre conchiuse opere organiche e ben distinte, segnate peraltro dall’uscita della prima autobiografia Il salvacondotto (Ochrannaja gramota), pubblicato dapprima in rivista, la prima parte su «Zvezda» nel 1929, e poi nelle restanti parti su «Krasnaja nov» nel 1931 (quando peraltro uscì anche la redazione in volume). Allo stesso tempo vale la pena segnalare che Pasternak ripresentò le raccolte Mia sorella, la vita e Temi e variazioni in un unico volume (la raccolta Due libri [Dve knigi] che fu pubblicata dapprima nel 1927 e poi con qualche modifica nel 1930).

Che fosse questo un periodo di frattura è chiaro non solo per i mutamenti storici di quegli anni (la “Grande Svolta” staliniana), ma, in particolare, per la morte del “gemello” Majakovskij (nel ricordo del quale si chiude Il salvacondotto) e poi per gli sconvolgimenti in campo sentimentale che sono alle radici della nuova raccolta contrassegnata dall’eloquente titolo La seconda nascita (Vtoroe roždenie, 1932, poi ripubblicata con qualche taglio nel 1934). Proprio questa raccolta, sia detto per inciso, non è stata ancora presentata al lettore nella sua completezza, anche se è stata annunciata, ancora per Passigli, la prossima pubblicazione.

Nel 1933, con un pizzico di preveggenza, proprio prima di abbandonare negli anni più duri dello stalinismo la poesia originale per dedicarsi alla traduzione (capolavori indiscussi saranno le traduzioni dei poeti georgiani, ma non solo, come testimonia il volume Traduzioni scelte [Izbrannye perevody], 1940), Pasternak sente l’esigenza di raccogliere le sue opere poetiche in un unico volume, libro questo che vuole così essere una sorta di bilancio, di resoconto di arte e vita, proprio come lo era stato poco prima Il salvacondotto. Il volume, intitolato Poesie in un sol volume (Stichotvorenija v odnom tome) contiene Mia sorella, la vita, Temi e variazioni, i poemi L’anno Novecento cinque (Devjat’sot pjatyj god) e Il luogotenente Šmidt (Lejtenant Šmidt), Oltre le barriere (ivi compresa La sublime malattia [Vysokaja bolezn’]), il romanzo in versi Spektorskij e il ciclo Onde (Volny). Con minime variazioni e aggiunte viene ripubblicato nel 1935 e nel 1936. Seguirà un lungo silenzio fino a Sui treni del mattino del 1943 e poi La vastità terrestre (1945), raccolta di versi dedicati alla guerra. Le due raccolte saranno poi riunite con qualche modifica nello stesso 1945 in una nuova raccolta antologica, della quale poi, nel 1958, Pasternak dirà che in essa «c’è tutto quello che è necessario». Un altro volume antologico apparve nel 1948, nel quale comparvero anche quattro poesie dal romanzo Il dottor Živago che lo scrittore aveva cominciato a scrivere alla fine del 1945. Il romanzo stesso testimonia dell’importanza attribuita da Pasternak al libro poetico nella sua completezza, giacché Il dottor Živago non è semplicemente un romanzo in prosa, ma un romanzo riflesso nella raccolta di versi scritti a nome del suo protagonista, raccolta che risulta così inscindibile dal romanzo e i cui versi sono frammenti di un unico testo organico e multiforme e interconnesso con la parte in prosa. Un’ultima raccolta delle opere fu curata dal poeta nel 1957, ma rimase in bozze. In essa risultarono ridimensionate le due prime raccolte, Mia sorella, la vita e Temi e variazioni. Nel 1959 uscì infine a Parigi la raccolta Quando rasserena. Dopo la morte del poeta uscì un volume di Poesie e poemi (Stichotvorenija i poemy, 1961) che in parte si rifaceva alla raccolta rimasta inedita nel 1957, ma sarà nel 1965 con l’edizione della serie maggiore della «Biblioteca del poeta» curata da Andrej Sinjavskij, che l’opera di Pasternak sarà presentata al lettore in una articolata forma accademica poi aggiornata nei due tomi Poesie e poemi del 1990 curati da V. Baevskij e dal figlio del poeta, Evgenij.

Già da questo excursus superficiale risulta evidente quale fosse l’importanza che il “libro poetico” rivestiva come tipologia di genere nell’opera di Pasternak, senza nulla togliere alla frammentarietà e alla occasionalità di moltissime liriche. Il libro poetico in Pasternak si costruisce in forma narrativa come testimonianza, come messaggio organicamente definito (nel caso dei versi di Živago esso riflette la linea narrativa del testo prosastico e, a sua volta, la ispira). Questa linea tematica e di genere è già evidente nella raccolta Mia sorella, la vita, come, peraltro, ben evidenziato dalla curatrice e traduttrice italiana Paola Ferretti nella sua attenta introduzione al volume edito da Passigli.1 Costruito come un diario di viaggio, il libro si sviluppa intorno ad un tema ben circoscritto: un’estate d’amore in una lontana “vastità terrestre” dove i cataclismi della natura e l’incendio della rivoluzione riverberano in lontananza. Il complesso delle metafore e delle assonanze, dei luccichii e degli stridori, collega tra loro tutti i testi poetici, i quali risultano ulteriormente interconnessi tra loro in singoli cicli che rimandano a specifici capitoli dell’esperienza concreta di vita del poeta e alle molte stimolazioni mitopoietiche e spirituali che la traversano (non ultime quella di San Francesco e quella dell’ebraismo) e sottostanno alla formazione culturale dell’autore.

Formazione che non prescinde dalla musica e dalla filosofia, come peraltro è evidente nella seconda raccolta offerta da Passigli, Temi e variazioni. Qui il carattere conchiuso, non inscindibile della raccolta non è tanto sostenuto da un principio narrativo, come in Mia sorella, la vita, quanto si sviluppa nella correlazione dei temi e delle variazioni che rimanda ad un’unica sottostante base narrativa, peraltro ricollegabile a quella del primo libro, ma non solo, visto che si irradia in innumerevoli sollecitazioni e rimandi che rendono imprescindibile ogni singolo testo o verso. Marina Cvetaeva ebbe a notare che mentre il primo libro era come «un acquazzone», questo secondo libro era come «un’ustione». Certo un carattere conchiuso e totalizzante che testimonia dell’importanza di riprodurre la raccolta in tutta la sua interezza e offrire così tutte le linee tematiche sviluppate dal poeta nei sei cicli dell’opera. La «Poetica dell’Incertezza» (azzeccata definizione proposta dalla Ferretti) che rappresenta l’uomo e la sua arte in un continuo imperscrutabile divenire necessita per la sua ricezione e comprensione di tutta la congerie di strumenti linguistici e figurativi che Pasternak impiega nel suo testo.

In definitiva eguali tratti si possono riconoscere anche nelle raccolte successive. Forse Oltre le barriere. Versi di anni vari è più vicina a Temi e variazioni, anche se ha il carattere di un testo riformulato a posteriori, mentre la Seconda nascita, incentrata tematicamente sull’amore per quella che sarà la seconda moglie, Zinaida, è assai vicina, come impianto narrativo, a Mia sorella, la vita. Diverso il caso di Sui treni del mattino, dove l’io lirico del poeta è incorporeo e inafferrabile e la raccolta si fonda sulla impersonale percezione del mondo circostante, della Russia, della sua vastità spaziale e temporale. A Živago abbiamo già accennato, con Quando rasserena Pasternak ritorna a ritroso sui tanti suoi temi e variazioni. In un ordito intensamente evocativo, il libro ha il valore e il peso di un testamento poetico, collegandosi in modo indissolubile alla seconda autobiografia, Uomini e posizioni (Ljudi i položenija), come alla prima, Il salvacondotto, erano legate le prime raccolte e, in particolare, Oltre le barriere. Versi di anni vari. Per il poeta non esiste la possibilità di una ulteriore “terza nascita”, anche se molti sono presupposti che si evidenziano nei drammatici anni Cinquanta. Rimane così la pacata, ma viva e intensa, narrazione degli eventi dopo i numerosi temporali della vita, dall’«acquazzone di luce» di Mia sorella, la vita (così definita da Marina Cvetaeva) fino alla tempesta di Živago.

Detto questo, vale adesso la pena soffermarsi sui quattro libri offerti dalla serie «Passigli Poesia», visto che ogni singola raccolta presenta sue specifiche difficoltà interpretative ed ogni traduttore ha percorso in autonomia strade diverse, ma tutte correttamente legittime.

Le prime due raccolte sono tradotte da Paola Ferretti, la quale può così sfruttare a pieno tutto il complesso di interconnessioni che caratterizzano i due libri. Tale circostanza è supportata non solo dall’approccio critico che la Ferretti illustra nelle due introduzioni, ma anche nell’ampio apparato di note alle singole liriche. Peraltro, questa impostazione è riproposta anche nelle altre due raccolte, curate da E. Baglioni e A. Niero, in questo offrendo una trattazione complessivamente nuova della poesia di Pasternak.

In realtà fino ad oggi l’esempio, a mio parere, ancora insuperato di cura e traduzione annotata di un poeta russo in Italia rimane quello delle due antologie di poesie di Mandel’štam curate da Remo Faccani per Einaudi. Nel caso dei quattro volumi di Pasternak non siamo di fronte alla «traduzione commentata» [konspektnyj perevod]2 della poesia come la intendeva Michail Gasparov non senza un riferimento, sia detto per inciso, alla tradizione della traduzione commentata della poesia classica antica, ma questa esperienza risulta comunque assai rilevante tenuto conto, come peraltro abbiamo già ricordato, che presenta libri di poesia completi e per di più con un ricco apparato di note. Certo il compito per i tre curatori è stato diverso, nel senso che i due libri tradotti da Paola Ferretti sono caratterizzati da un corpus di testi ben definito e consolidato nel tempo. La raccolta Sui treni del mattino è stata invece al centro di varie revisioni da parte di Pasternak, essendo, come già accennato, congiunta alla raccolta La vastità terrestre con l’eccezione della lirica Prisjaga (Il giuramento). Lo stesso può dirsi per l’ultima raccolta, Quando rasserena, che presenta anch’essa problemi ecdotici di indubbia rilevanza. I due curatori, giustamente, si sono rifatti all’edizione accademica dell’opera di Pasternak, nella quale si descrive con precisione tutto il processo di assemblaggio e modifica delle due raccolte da parte del poeta e non solo. Siamo comunque di fronte ad un approccio omogeneo al problema della definizione dei libri poetici e le soluzioni proposte sono pienamente condivisibili.

Passiamo adesso alle traduzioni. È ovvio che nello spazio di una rassegna non è possibile prendere in esame tutto il complesso delle questioni legate alla traduzione della poesia di Pasternak che i curatori-traduttori affrontano. Tra l’altro, il volume a cura di Alessandro Niero Quando rasserena è già stato recensito in quest’ottica proprio sulle pagine dell’«Ospite ingrato» e per di più da Paola Ferretti.3 Qui riporterò solo alcune considerazioni generali sulle scelte operate dai tre traduttori confrontandole magari con quanto a suo tempo proposto da altri traduttori.

Siamo in tutti e tre i casi di fronte a traduzioni che si pongono il fine di attribuire una relativamente regolare resa ritmica dei testi, per lo più optando sull’impiego di endecasillabi e versi leggermente più brevi o più lunghi. Ovviamente la rima, elemento ancora fortemente connotato nella poesia russa di buona parte del Novecento, non può essere applicata, anche per evitare banali sequele di rime verbali, giacché la ricerca di rime più elaborate spingerebbe il traduttore verso significative forzature del piano semantico del testo. Vero è che talvolta si ricorre nelle traduzioni ad assonanze e consonanze. E d’altra parte, la poesia di Pasternak, specie quella dei primi libri, si costruisce su di un incastro complesso e ardito di immagini metaforiche e allitterazioni, e proprio a questo livello volge l’attenzione Paola Ferretti nella sua ricostruzione dello stile di Pasternak che, ricordo, Efim Etkind aveva così descritto:

La specificità di Pasternak come innovatore del discorso poetico sta proprio nell’intenzionale sviluppo caotico dello stile che unisce tutte le forme del linguaggio letterario, il discorso poetico tradizionale dei classici e dei romantici, i gerghi professionali dei contadini, degli operai, degli artigiani, degli artisti, degli attori, dei letterati.4

E che, in relazione ai primi due libri, risulta più complesso per la circostanza che in Pasternak, per dirla con Gasparov:

la parola è l’istantanea espressione creativa dell’emozione, espressione che non lascia tempo alla scelta […], che esige l’impiego delle prime casuali combinazioni di forme stilistiche non combinabili tra loro; e ciò è motivato dalla tensione della passione amorosa in Mia sorella la vita o, poco dopo, dalla malattia in Temi e variazioni.5

Basta prendere in esame la traduzione della lirica Il giardino piangente per rendersene conto:

Tremendo! Stillante, sta in ascolto:
è sempre solo al mondo mentre
la fronda-trina pigia alla finestra,
oppure un testimone è presente?

Ma è oppressa dal peso degli edemi,
la terra porosa – è evidente.
Lontano, come d’agosto, si sente:
matura mezzanotte nei campi.

Qui peraltro Paola Ferretti si sforza di essere sintetica, «istantanea» («momental’naja», per impiegare un concetto dello stesso Pasternak), immediata, mentre A.M. Ripellino preferisce rendere il testo più coerente nella resa logica. Si veda il terzo verso della sua traduzione «brancica un ramoscello alla finestra come un merletto»6 (nell’originale: «mnet vetku v okne, kak kruževce»). Meriggi traduce invece: «gualcisce come trina un ramo alla finestra».7

Non è questa la sede per un’analisi dettagliata delle connessioni infra-testuali, ma si può con certezza affermare che Paola Ferretti presta attenzione a questo specifico tratto della poesia di Pasternak, offrendo una traduzione fedele nel lessico e nelle corrispondenze foniche.

Gli altri due libri appartengono ad anni più tardi, quando Pasternak aveva in parte abbandonato lo sperimentalismo delle prime raccolte, anche se nel complesso egli rimase sempre fedele al suo metodo artistico8 (forse la differenza tra l’opera giovanile e quella degli ultimi anni risulta più evidente nella prosa con Il tratto di Apelle o L’infanzia di Ženja Ljuvers, da un lato, e Il dottor Živago, dall’altro). È così che la traduzione di Elisa Baglioni della raccolta Sui treni del mattino (Ripellino preferisce tradurre Sui treni mattinali)9 offre una resa puntuale e mai banale dell’originale pasternakiano, prendendosi magari delle libertà nell’ordine delle parole e nell’uso degli enjambement che contribuiscono certamente a definire in maniera originale la voce, lo stile del traduttore.

E d’altra parte di interpretazione poetica si può parlare anche per l’ultima raccolta, Quando rasserena, curata da Alessandro Niero. Come nel caso degli altri tre libri, anche qui siamo di fronte ad un tentativo organico e esaustivo di costruire un testo traduttivo che abbia una sua cifra poetica conchiusa e coerente. Anche qui le scelte ritmiche del metro e della sintassi sono volte, pur nel rispetto dell’originale,10 a realizzarsi in una loro coerente compiutezza di stile e di lingua. Forse si tratta di un vantaggio offerto dalla necessità di pensare la traduzione del volume nel suo insieme e non “distrarsi” mai dal dettato compositivo che il libro poetico pone a differenza della traduzione di singole liriche scelte.

Per concludere i tre traduttori ci hanno così offerto tre diverse interpretazioni del retaggio poetico pasternakiano realizzando al momento un unicum nel quadro generale della ricezione e conoscenza della poesia russa in Italia, anche se certo abbiamo altri esempi, penso alla Cvetaeva di Album serale proposto ancora da Paola Ferretti,11 ad un libro mandel’štamiano tradotto per intero,12 e poco altro. E così il contributo offerto per Pasternak dalla «Passigli Poesia» offre al lettore italiano un’occasione veramente unica di accostarsi all’opera del grande poeta russo.

Note

1 Da notare che l’intera raccolta era già stata proposta in traduzione integrale nel 1996 da Nadia Cicognini (B. Pasternak, Mia sorella la vita, Milano, Leonardo, 1996, poi Mondadori, 1999).

2 Si veda l’interessante introduzione di M.L. Gasparov, Verlibr i konspekt [Verso libero e schema di analisi] al suo volume di traduzioni Eksperimental’nye perevody, Sankt-Peterburg, Giperion, 2003, pp. 8-16.

3 P. Ferretti, Boris Pasternak, «Quando rasserena», in «L’ospite ingrato», 7, Gennaio-Giugno 2020, pp. 187-192.

4 E.G. Etkind, Pasternak, novator poetičeskoj reci, in Boris Pasternak 1890-1960. Colloque de Cerisy-La-Salle, 11-14 septembre 1975, Paris, Institut d’études slaves, 1979, p. 142.

5 M.L. Gasparov, Poetika “Serebrjanogo veka”, in Russkaja poezija Serebrjanogo veka. 1890-1917. Antologija, Moskva, Nauka, 1993, p. 42.

6 B.L. Pasternak, Poesie, introduzione e versione di A.M. Ripellino, prefazione di C.G. De Michelis, Torino, Einaudi, 1992, p. 38.

7 Pasternak, a cura di B. Meriggi, Milano, Nuova Accademia Editrice, 1961, p. 71.

8 A questo proposito si veda il mio saggio Boris Pasternak e il modernismo, in Il romanzo modernista europeo. Autori, forme, questioni, a cura di M. Tortora e A. Volpone, Roma, Carocci, 2019, pp. 175-190.

9 Elisa Baglioni nell’introduzione spiega bene il senso del titolo della raccolta e precisa il significato dell’aggettivo rannij (delle prime ore del giorno, del mattino presto, cit. p. 5). Forse allora, tenuto anche conto del valore mitopoietico della formula utilizzata da Pasternak, si sarebbe potuto rendere il titolo del volume con Sui primi treni del mattino, Sui treni all’alba, ecc.

10 E d’altra parte lo abbiamo già detto per il metro e la rima, ma possiamo anche ripeterlo per il ritmo delle unità sintattiche e dunque per la questione dell’inarcatura.

11 M.I. Cvetaeva, Album serale, a cura di P. Ferretti, Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, 2013.

12 Penso a La pietra, a cura di G. Lauretano per il Saggiatore (2018).