Solo chi muore all’improvviso non ha tempo per accomiatarsi dagli altri e più in generale dalla vita.
Oggi è l’anniversario della morte di Ruth Leiser.
Ruth Leiser è morta vent’anni fa e mai come per lei rivederla oggi prepararsi a morire dice molto di come abbia vissuto, a cosa abbia dato importanza e rilevanza in tutta la sua esistenza. Siamo state amiche e ho continuato a vederla e ad andare da lei sia nella casa di Milano sia in quella del mare anche dopo la morte di Franco. Rimasta sola ha attraversato un periodo che definiva un “buco nero”, poi lentamente si è risollevata. La comparsa del cancro all’età di ottant’anni, le faceva dire “sono vecchia ma ho un cancro da persona giovane” e dicendo così voleva fare intendere che non ci fossero speranze di una vita lunga.
Da allora visse come sempre. Spesso mangiavamo insieme come in passato ed era lei che preparava il cibo. L’aiutavo in piccole cose quotidiane come per esempio il bagno serale. Lei nel frattempo vendeva la casa del mare a cui era molto affezionata e alla persona che l’aveva acquistata e che voleva fare delle modifiche proponendole di tornare in quella casa per vedere le modifiche fatte, rispose in modo categorico no.
Libri, oggetti, gioielli, quadri, una bella e ricca collezione di dischi (anche di canti russi) e altro ancora, tutto veniva scelto, selezionato e destinato agli amici più cari. Continuava a vivere come sempre aveva vissuto: amando la vita, gli amici, i viaggi, le letture, la musica. Si preoccupava soprattutto di lasciare alla figlia Livia e alla nipote Hanna tutto quello che aveva potuto risparmiare anche privandosi talvolta di cose per sé.
Fino agli ultimi giorni la ricordo sempre in ordine, di un’eleganza sobria anche determinata dal suo portamento, un’immagine sempre più “eterea”, delicata e segnata dalla fatica, ma pur sempre con un sorriso.
ti scrivo ancora una lettera come quelle che ti scrivevo quando Franco era malato.
Vorrei che tu fossi ancora qui, mi trovavo bene in tua compagnia.
Eri presente con il tuo affetto solido, discreto e severo quando necessario.
Mi mancano le tue cene “svizzere”, il tuo training autogeno di cui conservo l’eco delle tue parole.
Ricordo le passeggiate nel bosco di fronte alla casa del mare. O le nuotate nel mare di Fiumaretta.
Ma no, l’elenco non restituisce il calore della tua presenza.
Vorrei che fosse vero che nell’aldilà ci si ritrova.