È giovedì 26 ottobre 1967, quando a Venezia, in Calle Querini, Dorsoduro 252, Pasolini incontra e intervista Ezra Pound per la rubrica «Incontri», che Vanni Ronsisvalle cura in quegli anni per la Rai. Non è la prima volta che i due si vedono. Nel recente volume Caro Pier Paolo,1 Dacia Maraini scrive che il loro primo incontro ebbe luogo quello stesso anno a Zafferana Etnea, nell’ambito del Premio Brancati appena istituito. In realtà i due si erano conosciuti un paio di anni prima nella «Settimana della poesia», tenutasi a Spoleto nel 1965. Torniamo all’intervista. Pasolini legge nella traduzione italiana di Rizzardi la poesia che Pound aveva indirizzato a Walt Whitmann nella silloge Lustra:
Ti detesto ormai da troppo tempo.
Vengo a te come un fanciullo cresciuto
che ha avuto un padre dalla testa dura.
Sono abbastanza grande ora per fare amicizia.
Fosti tu ad abbattere la nostra foresta.
Ora è tempo di intagliare il legno.
Abbiamo un solo stelo e una sola radice –
Che i rapporti siano ristabiliti tra noi.
Ti detesto ormai da troppo tempo.
Vengo a te come un fanciullo cresciuto
che ha avuto un padre dalla testa dura.
Sono abbastanza grande ora per fare amicizia.
Fosti tu ad intagliare il legno.
Ora è tempo di abbattere la nostra foresta.
Abbiamo un solo stelo e una sola radice –
Che i rapporti siano ristabiliti tra noi.
Meno note se non del tutto inedite sono una serie di vicende degli anni ’50 che legano Pasolini, Pound e Scheiwiller. A partire dalla primavera del 1955 Solmi e Valeri iniziano a progettare una petizione italiana per liberare Pound dal manicomio criminale nel quale è rinchiuso, coinvolgendo nell’iniziativa il giovanissimo Scheiwiller che aveva iniziato a pubblicare il poeta americano per i tipi de “Alla Insegna del Pesce d’Oro”. Tra i primi frutti di questi sforzi vi è il fascicolo sette della rivista «Stagione» (settembre 1955). Come scrive Scheiwiller nella Notizia finale:
Non si tratta dell’unica iniziativa ideata da Scheiwiller per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda umana di Pound. Dà infatti alle stampe il volumetto Iconografia italiana di Ezra Pound,4 e convince Papini a scrivere un articolo dal titolo altamente simbolico Domandiamo la grazia per un poeta, che vede la luce sulla terza pagina del «Corriere della Sera» il 30 ottobre 1955, ovvero il giorno del 70° compleanno di Pound, ovvero. Ancora più importante è il suo ruolo nel far circolare la famosa Petizione, che qui di seguito riproduco, con i nomi dei sottoscrittori e i relativi distinguo:
Gli scrittori italiani qui sottoscritti desiderano far giungere alle supreme Autorità politiche e giudiziarie degli Stati Uniti d’America un ardente appello affinché, rimossi gli ostacoli formali che ancora sussistano, venga restituita la libertà al loro eminente collega Ezra Pound, da dieci anni segregato in un manicomio criminale, dove ha da poco compiuto i settant’anni.
I sottoscritti, alcuni dei quali furono antifascisti dichiarati e dal Fascismo ebbero condanne, pur non entrando nel merito politico e giuridico della questione, esprimono la loro convinzione che il Pound sia sostanzialmente innocente delle accuse di alto tradimento contro di lui formulate in un tempo di lotta e di accese passioni.
Che se si volesse ravvisare nel suo comportamento degli anni di guerra un caso di follia, si tratterebbe allora di una follia poetica alla Hōlderlin o alla Nerval o alla Dino Campana, che lo avrebbe, a differenza di costoro, tragicamente invischiato in una lamentevole sproporzionata avventura.
I sottoscrittori, perciò, si rivolgono all’illuminata comprensione e clemenza delle Autorità statunitensi affinché sia benevolmente riesaminato il caso e ritirata l’accusa contro questo illustre poeta, di cui sono grandissime le benemerenze culturali verso l’America e il mondo intero; fanno voti che egli, restituito alla libertà, possa ritornare in quest’Italia da lui tanto amata, per chiudervi in pace laboriosa i suoi giorni.
Sperando di essere appoggiati dalla Signora Luce, si firmano:
G.B. Angioletti, Riccardo Bacchelli, Luigi Bartolini, Attilio Bertolucci, Carlo Betocchi, Piero Bigongiari, Giorgio Caproni, Raffaele Carrieri, Emilio Cecchi, Libero de Libero, Alfonso Gatto, Virgilio Giotti, Piero Jahier, Mario Luzi, Eugenio Montale, Alberto Moravia, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Alessandro Parronchi, Enrico Pea, Sandro Penna, Vasco Pratolini, Mario Praz, Don Clemente Maria Rebora, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro, Ignazio Silone, Leonardo Sinisgalli, Sergio Solmi, Giani Stuparich, Leone Traverso, Giuseppe Ungaretti, Diego Valeri, Cesare Zavattini.
Salvatore Quasimodo [Firmo l’appello, che avrei desiderato sotto forma di rigorosa richiesta di clemenza e privo di giudizio critico sulla probabile innocenza circa un reato militare o politico di Ezra Pound], Vittorio Sereni [Aderisco col solo intento di ottenere la libertà per Ezra Pound e il suo ritorno a decenti condizioni di vita. Vorrei fosse ben chiaro che l’essere poeta non esclude una responsabilità, non costituisce un privilegio né un’attenuante], Nicola Chiaromonte [Io mi associo completamente al primo capoverso di questa domanda di clemenza], Carlo Levi [Mi associo al primo capoverso di questa domanda di clemenza], Elio Vittorini [Sottoscrivo, ma solo per il primo capoverso, che è l’essenziale; limitandomi con ciò a chiedere che Ezra Pound venga perdonato in ragione della sua vecchiaia, e non già che sia riconosciuto innocente. Il fatto di essere, come certo egli è, un grande poeta, non può costituire “privilegio” né può tanto meno portare a considerarlo un “irresponsabile” che sarebbe “offensivo” verso la condizione dei poeti in generale].
Certo è che da questo momento in poi appaiono costanti riferimenti a Pound nel carteggio tra Pasolini e Scheiwiller, come se quest’ultimo volesse portare lo scrittore nello schieramento a favore del poeta americano. Così avviene, per esempio, dopo l’uscita dell’articolo di Manganelli, Ezra Pound e il razzismo, in «Il punto» del 9 marzo 1957. Scheiwiller sollecita Pasolini a prendere posizione, ma la risposta di Pasolini del 30 marzo non lascia margine ad ambiguità in merito a Pound:
Il punto di svolta nel rapporto tra Pasolini e Pound è rappresentato dalla partecipazione alla Settimana della poesia che ha luogo tra sabato 26 giugno e venerdì 2 luglio 1965, nell’ambito dell’Ottava edizione del Festival dei Due Mondi. Voluta fortemente da Giancarlo Menotti, questa Settimana mette insieme più di venti poeti provenienti da svariati continenti. Senza contare coloro che si esibiscono fuori dal programma ufficiale nella serata speciale del 30 giugno in piazza del Duomo, elenco qui di seguito gli invitati: Mbella S. Dipoko, Tchicaya U Tam’Si, Ingeborg Bachmann, Murilo Mendes, Miroslav Holub, Pablo Neruda, André Frénaud, Ted Hughes, Stephen Spender, Desmond O’Grady, Lino Curci, Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Rafael Alberti, José Hierro, José Angel Valente, Johannes Edfelt, Andrei Voznesenski, Evgenij Yevtushenko, John Ashbery, Lawrence Ferlinghetti, Barbara Guest, Charles Olson, Ezra Pound, Allen Tate, Tony Towle, John Wieners, con Spender e Ashbery che si esibiscono anche come maestri di cerimonia nel presentare gli incontri. A questa lista va aggiunto almeno il poeta statunitense William Berkson, che leggerà i suoi testi dopo Pasolini.
Tra i poeti più attesi, vi è certamente Ezra Pound, che chiude le letture di giovedì 1 luglio. Non a caso la recensione dell’incontro, priva di firma, si sofferma essenzialmente su di lui, a partire già dal titolo Ezra Pound al Melisso. La manifestazione termina il giorno successivo, venerdì 2 luglio, con Charles Olson, Pier Paolo Pasolini, William Berkson e Murillo Mendes. Va segnalato innanzitutto che si tratta, con ogni verosimiglianza, della prima lettura pubblica di poesie di Pasolini, alla luce di quanto appare nell’articolo, siglato R. F., Terminata la settimana dedicata alla poesia: «Pasolini per la prima volta ha recitato al pubblico le sue poesie; a molti sono piaciute, e dobbiamo obbiettivamente riconoscere che se il talento di Pasolini venisse sfruttato da lui senza intento di faziosità le sue opere eccellerebbero tra i contemporanei per il grande senso espressivo e il pessimismo, quasi leopardiano».5 Tra il pubblico della Sala vi è anche Ezra Pound.
È proprio grazie alla frequentazione di quei giorni che Pasolini muta radicalmente la sua posizione nei confronti di Pound. Lo cita nel Poeta delle Ceneri, nella lettera ad Allen Ginsberg del 18 ottobre 1967, e soprattutto arriva a intervistarlo il 26 ottobre 1967, nella casa veneziana del poeta americano. Pare uno scherzo del destino il fatto che l’ultima menzione, a mia conoscenza, di Pound abbia luogo proprio nel suo ultimo incontro pubblico (Lecce 21 ottobre 1975).
Come ha scritto Levergeois,
1 D. Maraini, Caro Pier Paolo, Vicenza, Neri Pozza, 2022.
2 E. Siciliano, Vita di Pasolini, Firenze, Giunti, 1978.
3 P.P. Pasolini, Le lettere, Nuova edizione a cura di A. Giordano e N. Naldini, Milano, Garzanti, 2022.
4 Iconografia italiana di Ezra Pound, a cura di C. Rebora, V. Scheiwiller, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1955.
5 R. F., Terminata la settimana dedicata alla poesia, in «La Nazione», Martedì 6 luglio, p. 6.
6 B. Levergeois, Pound Ezra, in Tutto Pasolini, a cura di P. Spila, R. Chiesi, S. Cirillo, J. Gill, Roma, Gremese, 2022.