«Non ho mai scritto il libro giusto al momento giusto»
Appunti su Marina Jarre
e la casa editrice Einaudi

Milena Longo

I.

Sfogliando la lunga bibliografia di Marina Jarre1 salta all’occhio del lettore il gran numero di editori che hanno pubblicato i suoi scritti.2 Una testimonianza degli scambi epistolari con tali editori, con toni che passano dal giocoso al severo, dallo spontaneo al meditato, è oggi consultabile all’Archivio di Stato di Torino;3 di particolare interesse quanto è qui conservato nell’Archivio Einaudi, risalente al periodo febbraio 1961-ottobre 1980, relativo ai carteggi su cinque suoi libri: elencati in ordine di pubblicazione si tratta di Il tramviere impazzito,4 Monumento al parallelo (il cui titolo è stato poi modificato in Un leggero accento straniero), Negli occhi di una ragazza,5 Viaggio a Ninive6 e, infine, La principessa della luna vecchia.7

Nei dodici anni che intercorrono tra il primo libro, Il tramviere impazzito (1962), e La principessa della luna vecchia (1977) ad una prima occhiata si direbbe che il rapporto tra Marina Jarre e la casa editrice Einaudi sia stato costante e di andamento pacifico, considerato che l’unico libro non pubblicato da Einaudi in quell’arco temporale fu Monumento al parallelo.8 In realtà, come si nota già dai primi scambi con Giulio Bollati e con Giulio Einaudi, risalenti al periodo di stesura del Tramviere impazzito, non tutto fila liscio: Marina Jarre ha sempre tenuto ferma una propria linea indipendente e personale, cercando di far valere le sue idee – giuste o sbagliate che fossero – in un dialogo schietto e diretto (persino brusco, talora) con chiunque si occupasse dei suoi scritti. È così che a fine luglio del 1962 Marina Jarre scrive a Giulio Bollati:

Le scrivo per un motivo opposto a quello per cui di solito gli autori scrivono al proprio editore; visto e considerato, cioè, che non mi potete dare alcuna assicurazione per la pubblicazione prossima (entro sei mesi) o remota (1 anno, 2 anni, ecc.) del mio libro, vorrei almeno l’assicurazione che non me lo pubblicate.9

E poche righe sotto:

Gli anni passano e son venuta alla conclusione che mi conviene cercare di sistemare il mio libro, con meno prestigio indubbiamente, ma con maggiore rapidità. Val più cioè una copertina di second’ordine oggi che un cassetto, seppur illustre, anche domani.

La necessità di veder pubblicato il suo libro era così impellente per Marina Jarre che essa arrivò a pensare di porre fine al suo contratto con la Casa editrice prima ancora della scadenza, prevista per l’anno successivo.10 Non si può stabilire con certezza se sia stata la ferma perseveranza della scrittrice o se ci sia stato qualche altro motivo di fondo di cui siamo all’oscuro (più probabile la prima opzione, considerando anche le lettere successive); fatto sta che comunque Il tramviere impazzito verrà alla luce da Einaudi in quello stesso anno, nel 1962. La tipica schiettezza della scrittrice non viene meno neppure pochi mesi dopo la pubblicazione del libro: il 12 dicembre del 1962, rivolgendosi direttamente a Giulio Einaudi, Marina Jarre mette in secondo piano la timidezza confessata a inizio di una lettera per affermare senza mezzi termini:

Se le scrivo è soltanto perché ho avuto la netta impressione che si sia commessa un’ingiustizia nei miei riguardi e dato che non ho avuto nessuna risposta logica e soddisfacente in proposito chiedo direttamente a Lei una spiegazione. Non ho visto da nessuna parte nella pubblicità Einaudi menzionato né il mio nome né il mio libro; non ne capisco il perché. Potrebbe avere la gentilezza di farmelo sapere?11

La risposta di Giulio Einaudi non tarda ad arrivare; il 21 dicembre dello stesso anno, l’editore giustifica così la mancata pubblicizzazione del libro:

Se Lei ha notato una minore insistenza pubblicitaria da parte nostra, non è già perché non volessimo “spingerlo”, ma soltanto attendere che la critica ne parlasse e fosse distinto dagli altri due volumi per ragazzi che, essendo di due autori già affermati, possono aprire la via anche al Suo. Ogni volume, come forse sa, va “lanciato” in modo diverso, e per il Suo abbiamo seguito una strada che a noi è parsa la migliore.12

Consultando il catalogo libri Einaudi relativo all’anno 1962, se ne può facilmente dedurre che, scrivendo «gli altri due volumi per ragazzi», l’editore faccia qui riferimento alle pubblicazioni di Gianni Rodari dal titolo Favole al telefono e Il Pianeta degli alberi di Natale, e al libro Storia della balena Jona e altri racconti di Giovanni Pirelli, editi nello stesso anno del Tramviere.

II.

Il retroscena editoriale che concerne Monumento al parallelo risulta molto più travagliato. Il libro, infatti, ricevette numerose critiche, a cominciare dalla sua architettura e l’eccessiva lunghezza (in una lettera a Giulio Bollati, la scrittrice parla di «un 650 cartelle»).13 Per i redattori einaudiani – Bollati sottolinea come in pochi abbiano letto per intero il manoscritto – il principale difetto riguarda l’avvio della seconda storia del libro, considerato «sfasato, faticoso e lento»:14 un avvio che non incoraggia il proseguimento della lettura; anche il linguaggio è ritenuto talvolta troppo divagante e nei dialoghi troppo “spiritoso”.15 Alla richiesta esplicita da parte della casa editrice di rivedere il manoscritto, Marina Jarre risponde, quattro giorni dopo, fornendo una spiegazione franca e precisa delle sue scelte:

Se non sono del tutto d’accordo sul giudizio dato a proposito del linguaggio del mio libro, lo sono invece per quel che riguarda il suo avvio: so che è frammentario, confuso e un po’ lento. […] questi primi capitoli li ho rimaneggiati e riscritti già più volte. Vede, io avrei voluto che ci fosse soltanto una storia vera e propria, quella del Klaus.16

Poche righe dopo, la scrittrice offre una ulteriore spiegazione delle difficoltà iniziali della storia: il caos dell’avvio si risolve nelle pagine successive, perciò soltanto proseguendo con la lettura del racconto «la confusione e la lentezza dell’inizio si sciolgono».17 In tal senso la scrittrice offre una motivazione delle differenze di giudizio – a cui allude Bollati nella lettera precedente18 – fra chi ha letto tutto il libro e chi, invece, lo ha fatto soltanto in parte. Reputando dunque il lavoro finito – o, come lei stessa scrive, «artisticamente sfruttato»19 – Marina Jarre non accoglie il consiglio di Einaudi e sceglie quindi di affidare la prima edizione del libro a Samonà e Savelli, mantenendo il titolo iniziale. Il passaggio alla seconda edizione vedrà, successivamente, notevoli cambiamenti: ridotto in termini di pagine, sarà edito infine proprio da Einaudi nel 1972 con un nuovo titolo, molto più efficace: Un leggero accento straniero.20

III.

Per quanto riguarda la terza opera di Marina Jarre, Negli occhi di una ragazza, lo scambio epistolare con Einaudi consente di approfondire due aspetti essenziali nella genesi del libro. Innanzitutto, da una lettera inviata dalla casa editrice risalente agli anni Settanta, si viene a conoscenza del fatto che il titolo scelto era in origine L’occhio di Maria Cristina, poi modificato da Giulio Bollati perché ritenuto meno appetibile sotto il profilo commerciale. Il secondo risvolto interessante lo si scopre leggendo le lettere risalenti agli anni Ottanta: la richiesta di approvazione dalla casa editrice, per volontà di Guido Davico Bonino e di Bollati, per la pubblicazione del libro di Marina Jarre all’interno della collana scolastica rivolta agli studenti della scuola media.21

Diverso ancora e più articolato è il caso editoriale di Viaggio a Ninive. Quando il libro arriva nelle mani di Giulio Bollati, nel settembre del 1974, si ripete una situazione già vissuta precedentemente dalla scrittrice: il libro non viene rifiutato, quanto piuttosto “rimandato”, rinviato ad una non precisata stagione futura. Da Bollati, che nella lettera si professa suo fedele lettore e sostenitore, il consiglio del momento è quello di riporlo in un cassetto per dedicarsi ad una nuova scrittura. Lui stesso afferma:

Il punto è che hai scritto un tuo libro “minore”. Degnissimo […]. Pubblicabile, certissimamente. Ma io – che oltre a essere un lettore di libri isolati – sono un po’ anche un manager degli autori che seguo nel lavoro, mi preoccupo anche del disegno che questi libri tracciano mettendoli in fila. E adesso mi serviva (per te, per la tua figura letteraria)22 un libro maggiore, non uno minore.23

Due giorni dopo arriva la risposta di Marina Jarre. La lettera riassume brevemente quello che è il suo rapporto con la scrittura e più in generale la propria posizione nel mondo letterario, senza perifrasi o mezzi termini,24 com’è nel suo stile. Jarre considera «irrisorio» il tempo libero a sua disposizione per scrivere rispetto alle ore dedicate alla sua professione di insegnante e alle responsabilità familiari (è stata, infatti, moglie e madre di quattro figli). È forse proprio per questa mancata priorità attribuita alla scrittura che così risponde all’editore:

Tu mi dici che c’è bisogno – per la mia figura letteraria – d’un’opera maggiore, un libro veramente importante e riuscito. Capisco il tuo ragionamento, ma senti ora il mio. Io ti chiedo: per quale figura? Io non esisto nel mondo letterario. […] Da questo mondo a cui non appartengo, non mi viene alcun stimolo ad avere il coraggio di mettere un lavoro di due, tre anni, nel cassetto.25

C’è inoltre, da parte della scrittrice, la lucida consapevolezza di aver scritto e pubblicato senza tener conto di mode e circostanze, di essere “fuori sincrono” rispetto ai tempi; ecco perché, poche righe dopo, si legge nella stessa lettera: «Non ho mai scritto il libro giusto al momento giusto».26 È un’affermazione che mira dritta al punto: i suoi romanzi non possono essere assimilati alla narrativa in voga per il semplice fatto che gli elementi che li distinguono si discostano dalla cultura corrente all’epoca, di cui Marina Jarre, come scrittrice, non si è mai sentita di far parte. Per questo stesso motivo, piuttosto che recarsi di persona presso la casa editrice, l’autrice giustifica l’invio della lettera con queste parole finali:

mi mette sempre a disagio venirti a trovare là. Entro come manovale, appunto, in una realtà diversa.

L’ennesimo intoppo non ferma comunque Marina Jarre, che pubblicherà lo stesso Viaggio a Ninive nel 1975 proprio con Einaudi; e quasi a voler marcare la scarsa importanza attribuita ai consigli dei suoi editori, anche il romanzo successivo – La principessa della luna vecchia – proposto a Einaudi, sarà di nuovo altra cosa rispetto al “grande” libro richiesto alla scrittrice. Come scrive a Bollati nel giugno del 1976, questa sua ultima opera non è altro che una «cosetta leggibile e vendibile»,27 un “divertissement”, e infine gli chiede di non farle ricevere il rituale rifiuto «troppo in là». Grazie dunque alla sua perseveranza ed al suo personalissimo rapporto con la scrittura, che attraversa generi diversi28 possiamo leggere una grande varietà di romanzi accomunati tra loro da un segno di spiccata originalità; ma al tempo stesso, per contrappasso, proprio al suo costante spiazzamento rispetto ai “canoni” correnti si può attribuire la difficoltà di essere intesa a fondo, quale si riflette nella ricezione da parte della critica: aspetti, questi, che dovranno essere affrontati in uno studio specifico ed esaustivo sulla ricezione dell’opera di Jarre, molto tradotta all’estero ma, finora, non apprezzata in Italia quanto dovrebbe.

Appendice bibliografica – Opere

M. Jarre, Il tramviere impazzito e altre storie, Torino, Einaudi, 1962, pagg. 118 (19742).
M. Jarre, Monumento al parallelo, Roma, Samonà e Savelli, 1968, pagg. 536 (2a ed. col titolo Un leggero accento straniero, Einaudi, 1972, pagg. 440).
M. Jarre, Negli occhi di una ragazza, Torino, Einaudi, 1971, pagg. 223 (2a ed., Calypso, 2008; 3a ed. Einaudi, 1985; 4a ed., Bompiani, 2022).
M. Jarre, Viaggio a Ninive, Torino, Einaudi, 1975, pagg. 227.
M. Jarre, La principessa della luna vecchia, Torino, Einaudi, 1977, pagg. 120 (2a ed., Bollati Boringhieri, 1996).
M. Jarre, Quale patria per chi non ne ha nessuna o ne ha più di una? Relazione per la conferenza «Quale patria? Nazionalismo, regionalismo e identità nella letteratura contemporanea italiana e tedesca», Goethe-Institut di Torino, 9-10 Maggio 1985.
M. Jarre, I padri lontani, Torino, Einaudi, 1987, pagg. 161 (2a EuroClub, 1988; 3a ed., Bollati Boringhieri, 19953; 4a ed., Bompiani, 2021).
M. Jarre, Galambra: quattro storie con fantasmi, Torino, Bollati Boringhieri, 1987, pagg. 188.
M. Jarre, La guerra degli altri, Cinisello B. (MI), Edizioni Paoline, 1988, pagg. 97.
M. Jarre, Ascanio e Margherita, Torino, Bollati Boringhieri, 1990, pagg. 328 (2a ed., Claudiana, 2016).
M. Jarre, Tre giorni alla fine di luglio, Torino, Bollati Boringhieri, 1993, pagg. 140.
M. Jarre, Un altro pezzo di mondo, Torino, Bollati Boringhieri, 1997, pagg. 218.
M. Jarre, Ti ho aspettato, Simone, Trieste, Edizioni EL, 2003, pagg. 156.
M. Jarre, Ritorno in Lettonia, Torino, Einaudi, 2003, pagg. 280, (2a ed., La Stampa, 2005).
M. Jarre, Il silenzio di Mosca, Torino, Einaudi, 2008, pagg. 193 (Einaudi, 2016).
M. Jarre, Neve in Val d’Angrogna. Cronache di un ritorno, Torino, Claudiana, 2011, pagg. 148.
M. Jarre (con Renzo Sicco), Fuochi, Torino, Claudiana, 2014, pagg. 95.
M. Jarre, Cattolici sì, ma nuovi, Torino, Claudiana, 2014, pagg. 109.

Note

1 Marina Jarre (Marina Gersoni) è nata a Riga, in Lettonia, il 21 agosto 1925 da padre ebreo lettone, Samuel Gersoni (1886-1941), e da madre valdese italiana, Clara Coïsson (1896-1981). Trasferitasi in Italia nel 1935, si è laureata in Letteratura cristiana antica. Vedi in appendice la bibliografia completa delle opere di Marina Jarre.

2 Primo fra tutti gli editori di Marina Jarre è Einaudi a cui seguono Samonà e Savelli, Calypso, Bompiani, Bollati Boringhieri, EuroClub (incorporata dal 1999 nel gruppo Mondadori), Edizioni Paoline, Edizioni EL e, infine, Claudiana. Lo stesso non si può dire, invece, della madre di Marina Jarre, Clara Coïsson, nota e apprezzata traduttrice per Einaudi per oltre 35 anni (se si considera come arco temporale – grazie allo scambio di lettere conservato presso l’Archivio di Stato di Torino [siglato da qui in avanti in AST] – il periodo che va dal 1946 al 1981). Nell’Archivio Einaudi (presente in AST), è presente nella sezione «Segreteria editoriale e Ufficio stampa» la cartella n. 54, fascicolo n. 778, su Clara Coïsson (fogli 230).

3 La cartella a cui faccio riferimento si trova nella stessa sezione citata in relazione a Clara Coïsson (vd. nota 2), n. 106, fasc. 1618. Nel complesso, tra carteggi, lettere e pareri di lettura, si contano all’incirca 171 fogli. Inoltre, preme sottolineare l’esistenza di altra documentazione – sulla corrispondenza con editori e scrittori – conservata con scrupolo e dedizione in un fondo privato dal terzogenito della scrittrice, Pietro Jarre, che ringrazio di cuore per avermi consentito di consultare il materiale.

4 Il tramviere impazzito e altre storie è la prima opera di Marina Jarre, pubblicata nel 1962 da Einaudi; la seconda e ultima edizione avvenne nel 1974 ad opera della stessa casa editrice. Si tratta di una raccolta di racconti per l’infanzia.

5 Negli occhi di una ragazza ha avuto un singolare destino editoriale: la prima edizione è ad opera di Einaudi nel 1971; la seconda è della stessa casa editrice nel 1985; la terza, invece, è per i tipi di Calypso nel 2008; la quarta – e ultima – edizione è recentissima, ed esce nel 2022, ad opera di Bompiani.

6 Viaggio a Ninive viene pubblicato da Einaudi nel 1975.

7 La principessa della luna vecchia vede una prima edizione pubblicata da Einaudi nel 1977 ed una seconda, nel 1996, da Bollati Boringhieri.

8 Monumento al parallelo è stato il primo romanzo della scrittrice, edito in principio da Samonà e Savelli in pieno Sessantotto. La prima edizione non ottenne molti riscontri positivi, forse a causa della tematica o forse per l’eccessiva lunghezza; quattro anni dopo, in seguito a qualche rimaneggiamento (furono eliminate all’incirca una cinquantina di pagine dalla prima stesura), l’opera fu ripubblicata da Einaudi con il titolo Un leggero accento straniero (1972).

9 La lettera è datata Bousson 26/07/1962. Così come per le successive, è consultabile presso l’AST, cartella n. 106 su Marina Jarre.

10 Nella lettera, Marina Jarre fa riferimento ad un contratto biennale con la Casa editrice Einaudi con scadenza nel febbraio del 1963.

11 Sottolineatura mia per mettere in evidenza l’audacia che contraddistingue tale scrittrice: neppure davanti ad un destinatario come Giulio Einaudi, Marina mette in secondo piano le proprie convinzioni.

12 Le parole di Giulio Einaudi sono indirizzate a Marina Jarre nella lettera datata Torino 21/12/1962, AST.

13 Si fa riferimento al recto della lettera di Marina Jarre a Giulio Bollati, probabilmente datata 1968 (in AST). Lo scritto finale con Samonà e Savelli vedrà la pubblicazione di 536 pagine, con Einaudi si ridurrà a 440 pagine.

14 Lettera di Giulio Bollati a Marina Jarre, 15/06/1966 Torino, AST.

15 Ivi.

16 Lettera di Marina Jarre a Giulio Bollati, 19/06/1966 Bousson, AST.

17 Ivi.

18 A riguardo nella lettera di Bollati del 15/06/1966 (AST) si legge «sono l’unico ad aver letto tutto il manoscritto, mentre altri colleghi si sono limitati ad assaggi».

19 Ho scelto di riportare testualmente l’espressione usata dalla scrittrice nella lettera a Bollati (vd. nota 16).

20 Sulla scelta del titolo è da rammentare un breve appunto ironico fatto da Marina Jarre in una lettera a Daniele Ponchiroli che riporto di seguito: «I titoli che mi vengono in mente sono immondi. Gli unici belli, La divina Commedia, il Canzoniere, e l’Odissea, mi pare siano già stati adoperati, anche se da altri editori» (Lettera s. d. Torino, intorno al 1968, AST).

21 In quegli anni, la Casa editrice si stava occupando di curare una collana dal titolo «Letture per la scuola media» in cui si proponevano alcuni dei più bei libri del catalogo Einaudi; tra questi venne proposto e approvato anche il titolo di Marina Jarre. Per un approfondimento, rimando all’opera di Luisa Mangoni, Pensare i libri: la casa editrice Einaudi dagli anni Trenta agli anni Sessanta, Torino, Bollati Boringhieri, 1999.

22 Nella copia originale le parole sono sottolineate.

23 Lettera di Giulio Bollati (non firmata) a Marina Jarre, 20/09/1974 Torino, AST.

24 Tale argomento – Marina Jarre e la sua scrittura – verrà approfondito in futuro.

25 Lettera di Marina Jarre a Giulio Bollati, 22/09/1974 Torino, AST.

26 Questa profonda osservazione potrebbe in parte spiegare il motivo della mancata fama della scrittrice durante quegli anni rispetto ai suoi contemporanei.

27 Lettera di Marina Jarre a Giulio Bollati, 07/06/1976 Torino, AST.

28 Per esempio, tra i suoi romanzi si possono distinguere quelli di carattere storico (Il silenzio di Mosca), religioso (Ascanio e Margherita, Neve in Val d’Angrogna, Cattolici sì, ma nuovi), autobiografico (I padri lontani, Ritorno in Lettonia). Di seguito, sulla varietà dei generi presenti in Marina Jarre mi permetto di rinviare al mio lavoro di Tesi dal titolo Marina Jarre: la scrittrice con «l’anima d’Arlecchino», Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature antiche e moderne, Corso di Laurea Magistrale in Lettere Moderne, relatore di Letteratura italiana contemporanea Luca Lenzini, correlatore Niccolò Scaffai, Docente di Critica letteraria e Letterature comparate; Anno accademico 2021/2022.