Le grandi dimissioni
Un dibattito a partire dal libro di Francesca Coin (III)
Emma Baeri Parisi

L’intelligenza e la passione delle donne giovani che presentano il libro, Antonia Cosentino Leone e Ludovica Intelisano, mi evocano pensieri antichi, sempre fruttuosi, penso, spero. Torno indietro per andare avanti: «La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di strumenti particolari; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di coloro ai quali è affidata».1 La fermezza e l’audacia di Olympe sciolgono con poche chiare parole il nodo che ancora il patriarcato stringe attorno alla millenaria questione tra ruoli pretesi naturali e diritti pretesi civili delle donne e degli uomini, mettono a fuoco le parole mancanti, necessarie: la «sospensione politica» del nesso tra esperienza- competenza dei corpi e diritti conformi, tra la vita materiale, la sua cultura, e la sua rilevanza simbolica, blocca ancora il senso autentico di molte parole, che pronunciamo ignorando la recisione culturale, economica, politica delle loro radici: società, uguaglianza, differenza, patto, corpi… cittadinanza…

Convenzionalmente il patriarcato come sistema “universale” di regolazione dei rapporti umani nasce assieme al concetto di proprietà privata: la recinzione delle terre accompagna la divinizzazione e privatizzazione dei corpi delle donne, luoghi radicali della produzione/riproduzione/creazione di beni, materiali e simbolici. Questa origine, questo nesso, a tutt’oggi è occultato da leggi, leggine, costumi, che non colgono il senso profondo della divisione sessuale del lavoro: lavoro di cura e cura del lavoro non possono essere scissi, vanno reciprocamente organizzati nella sfera privata e in quella pubblica da norme giuridiche, sociali, e da culture, comportamenti anche trasgressivi, che svincolino le donne dall’obbligo simbolico del lavoro di cura, interiorizzato da miliardi di donne in tutte le culture… gli uomini più o meno estranei, o complici… Non c’è servizio televisivo che non trasmetta il “normale” scempio di vite umane che la guerra “naturalmente” implica. Penso alla “lunga durata” della fatica di fare e allevare un essere vivente, il “lavoro naturale” delle donne, e alla sua istantanea distruzione che ogni guerra produce, quel lavoro tradizionalmente maschile di pretesa protezione e difesa. Il silenzio di moltissimi uomini su questo nesso mi fa orrore, e molte categorie storiografiche che hanno dato forma al mio “mestiere di storica” vanno in pezzi… Chi ne ha definito la “scientificità”?

Il “risarcimento” del lavoro di cura posto in essere dalle politiche di pari opportunità vorrebbero sanare questo debito millenario… ma io sono preoccupata: l’occultamento dello storico inganno che trascrive l’esperienza rivoluzionaria del corpo dividuale delle donne in dovere sociale materialmente “retribuito” ma simbolicamente imprigionato, mi sembra l’ennesima trappola patriarcale. Quindi torno alla storia, che mi conforta e mi indigna insieme: mentre noi ancora cerchiamo di dipanare questa complicata e chiarissima storia delle origini e del nostro presente, nel 1793 Olympe de Gouges è ghigliottinata per l’insolenza della sua audacia. Partire da noi significa non ignorare che la nostra cultura è costruita sulla individualità e indivisibilità del corpo maschile chiuso, che ha relegato la dividualità potenziale, accogliente, materiale e simbolica del corpo femminile nelle politiche di Pari Opportunità, un diritto-privilegio-trappola visto che non è dato come “garanzia a vantaggio di tutti” ma come eccezione per alcune, le donne… Sembra tuttavia che molti uomini, sempre di più giovani, stiano scoprendo il piacere del contagio di un modo di pensare solidale, amichevole, affettuoso, in cui «lavoro di cura e cura del lavoro» siano condivisi, scambiati, goduti… Ho fiducia nella generazione dei nipoti…2

Note

1 O. de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, art. XII, 1791, in La dichiarazione sovversiva, Olympe de Gouges e noi, a cura di V. Maestroni e T. Casadei, Modena, Mucchi Editore, 2022, p. 47.

2 Emma Baeri Parisi, Costituzione articolo zero, 1997, in DIVIDUA. Femminismo e Cittadinanza, con letture di E. Caruso Raciti e A. Cosentino Leone, Padova, il Poligrafo, 2013.