Franco Fortini/Lucien Goldmann
CfP – «Thomas Project» n. 7

Call for papers per il n. 7 di giugno 2022 della rivista «Thomas Project». Direttori del numero: Roberto Bravi, Marco Gatto, Guido Grassadonio

31 ottobre 2021: consegna dell’articolo
31 ottobre-17 dicembre 2021: lavori di referaggio e invio di eventuali proposte di modifica
1 febbraio 2022: consegna dell’articolo definitivo
1 febbraio-30 aprile 2022: lavori redazionali, di impaginazione e verifica editoriale
giugno 2022: uscita del numero

È prevista la double-blind peer review.

Inviare articoli a: Fortini-Goldmann@protonmail.com e mettere in copia sempre la redazione redazionethomasproject@gmail.com

Lucien Goldmann (1913-1970) e Franco Fortini (1917-1994), sono stati senza dubbio due intellettuali molto diversi, per temperamento, attitudine ed anche attività professionali. L’italiano è stato poeta, traduttore, teorico e critico della letteratura, giornalista, saggista e sicuramente uno dei più celebri polemisti del suo tempo. Meno eclettico il percorso del franco-rumeno che si è sempre mosso, almeno in età matura, nei campi della filosofia e della sociologia della cultura. I ricordi che, fra gli altri, Herbert Marcuse ci offre della sua personalità sono quelli di un uomo pacato, lontano dall’immagine dell’intellettuale combattivo di solito associata a Fortini. Eppure, entrambi questi personaggi, in contesti diversi, sono stati protagonisti di animose guerre teoriche, in nome di un marxismo e di un umanesimo rinnovati.

Nel 1956, la casa editrice Gallimard dà alle stampe Le dieu caché, il capolavoro di Lucien Goldmann, dedito ad un’analisi marxista del pensiero tragico di Blaise Pascal, del giansenismo e del teatro di Jean Racine. Pochi anni dopo, nel 1961, Luciano Amodio e Franco Fortini ne pubblicano la loro traduzione in italiano. Da quel momento, il nome di Goldmann ritorna spesso negli scritti fortiniani. Non è strano visto che entrambi sono in qualche modo allievi del primo György Lukács, quello di Storia e coscienza di classe, ovviamente, ma anche degli scritti premarxisti Teoria de romanzo e L’anima e le forme. Negli anni ’60, i lavori di Goldmann sono materialmente uno dei tramiti con cui quella parte dell’opera del filosofo ungherese si diffonde in Francia e un po’ in tutta Europa. È senza dubbio una delle ragioni per le quali Fortini si interessi a questa originale sociologia/filosofia hegelo-marxista che l’autore di origine rumena chiama – come tributo a Jean Piaget – strutturalismo genetico, ben prima che il termine strutturalismo s’imponga con un altro significato e ben prima che l’espressione sia ripresa da Pierre Bourdieu.

Vi sono, però, anche altre affinità di fondo che in qualche modo avvicinano i due autori ed hanno favorito il loro incontro. Nati con appena quattro anni di differenza, in contesti diversi (l’Italia e la Romania degli anni ’10), sono entrambi di origine ebraica. Entrambi hanno dovuto, in modi e tempi diversi, affrontare la tragedia dell’antisemitismo. Quando la Francia capitola di fronte a Hitler, Goldmann era ormai stabile a Parigi. Scapperà prima nel sud della Francia e poi troverà rifugio in Svizzera. Ironia della sorte, anche Franco Fortini sarà costretto a scappare in Svizzera per sfuggire alle leggi razziali. Per Fortini il periodo svizzero sarà vitale e per Goldmann coincide con l’incontro con l’opera di Lukács (all’interno di un campo di rifugiati) e con Piaget (che dirigerà la sua prima tesi).

Se nel caso dell’italiano il tema delle origini ebraiche sarà esplicitato in più e più scritti (a partire da I cani del Sinai), Goldmann non tornerà mai sull’argomento (se non, di sfuggita, in un piccolo saggio dedicato a Chagall). Eppure è difficile pensare che la sua critica al pensiero tragico, in nome di una scommessa utopica sul socialismo, non sia in qualche modo influenzata anche dai suoi trascorsi di militanza giovanili in gruppi sionisti rumeni di estrema sinistra, come Ha-shomer ha-Tsair. Questo volgere lo sguardo al marxismo come una fede laica, questa forma di religiosità socialista, è senza dubbio uno dei maggiori punti di affinità con Fortini – che, ricordiamo, ha fra le altre cose tradotto L’ombra e la grazia e Prima radice di Simone Weil, e che non ha sempre legato il suo pensiero a un’interrogazione messianica. In questo senso, è forse possibile accostare entrambi questi intellettuali a quella vasta e eterogenea corrente che Michael Löwy – uno dei più celebri allievi di Goldmann – definisce con l’espressione di «ebrei eterodossi».

Altro tema che accomuna le due riflessioni è sicuramente la centralità della letteratura ed il suo rapporto con la politica. Di Goldmann si cita di solito Per una sociologia del romanzo, ma riteniamo che altrettanto importanti, se non di più, siano i saggi dedicati al teatro di Jean Genet e di Witold Marian Gombrowicz. Per Fortini parla non solo la sua carriera accademica e quella di protagonista del Novecento letterario italiano, ma anzitutto un numero notevole di saggi e articoli. Senza dubbio il suo lavoro teorico è riassunto in Verifica dei poteri – uno dei libri più influenti del Secondo Novecento per la critica letteraria italiana – e nei saggi di Questioni di frontiera, nonché nei numerosi contributi pubblicati lungo l’arco della sua articolata carriera.

Potremmo andare avanti all’infinito, visto che i punti di contatto, scavando nella storia intellettuale di queste due personalità, si moltiplicano: entrambi antistalinisti fin da tempi non sospetti, entrambi fortemente interessati al personalismo ed alla filosofia di Emmanuel Mounier, entrambi in qualche modo marcati dalla lettura del Faust di Goethe, entrambi osservatori critici rispetto alle mode letterarie e filosofiche del tempo, spesso con un’attitudine «ostinata e contraria», entrambi appassionati dal tema della tragedia, ma anche del paradosso e della contraddizione visti come elementi fondanti dell’antropologia filosofica marxista, ecc. Per questi motivi, riteniamo vitale riscoprire queste due personalità, parzialmente in ombra nel dibattito odierno, e crediamo nell’importanza di farlo accostandole l’una all’altra.

Seguendo le norme editoriali della rivista, valuteremo con attenzione tutti i contributi che proveranno a raccordare i due autori, a produrre parallelismi o a mettere in luce contatti o riflessioni comuni. Saranno ben accetti anche articoli dedicati a uno solo degli autori, se dotati di contenuti originali. In particolare, saranno i benvenuti gli articoli volti a precisare la ricezione italiana dell’opera di Goldmann, con un’attenzione importante a personalità come Luciano Amodio e Augusto Del Noce. Allo stesso modo, accetteremo con piacere articoli dedicati alla ricezione francese (e internazionale) dell’opera di Fortini. Inoltre, valuteremo contributi d’indirizzo più storico, volti a ricostruire i dibattiti cui i vari autori hanno svolto ruoli da protagonisti, si veda ad esempio quello sull’umanesimo per Goldmann e quello creatosi attorno al giornale «Il manifesto» per Fortini.