«Di passaggio». I due momenti dell’Ospite ingrato
Appunti su una genesi editoriale
Sabatino Peluso

I.

Passando in rassegna una serie di documenti conservati presso l’Archivio Franco Fortini dell’Università di Siena,1 queste pagine hanno lo scopo di offrire al lettore una panoramica sul percorso editoriale che ha portato alla pubblicazione di L’ospite ingrato. Primo e secondo, edito da Marietti nel 1985. Come è noto, l’opera riunisce sotto un unico titolo anche la precedente raccolta di epigrammi di Fortini, passata per le stampe circa venti anni prima.2 Nella sua forma definitiva, il volume include quasi duecento componimenti, tra epigrammi, poesie e frammenti in prosa, composti nel periodo che va dal 1950-51 al 1985. Visto l’ampio numero di testi presenti nel libro, non mi è possibile in questa sede parlare dell’iter editoriale dei singoli componimenti e dunque della loro relativa circolazione e fortuna. Per questo motivo, mi limiterò a una ricognizione che terrà conto soltanto di quelle che sono le vicende di ambito editoriale che hanno portato alla genesi dell’opera, accennando via via soltanto ad alcune occasioni utili al fine dichiarato in apertura, o soffermandomi su momenti e indizi che offrono la possibilità di comprendere meglio le fasi con cui Fortini ha portato a termine la versione finale del libro.

L’iter editoriale che ha portato alla luce la produzione epigrammatica di Fortini è intanto già particolare per il fatto che si distingue, a livello generale, in due momenti distinti nel tempo, che chiamano a loro volta in causa diversi importanti protagonisti. I contratti editoriali stipulati da Fortini con alcune case editrici rappresentano in questo senso un terreno molto utile da cui partire, ma diventano inoltre essenziali per risalire a notizie e aspetti finora non indagati che stanno alla base della nascita del libro. Ciò è determinante già nel caso della prima raccolta di epigrammi fortiniani, che esce nel 1966 con il titolo L’ospite ingrato. Testi e note per versi ironici per i tipi di De Donato. Fornisco subito un esempio.

Quando Fortini firma il contratto con la casa editrice pugliese, il 6 maggio del 1965, L’ospite ingrato ha fino a quel momento il titolo provvisorio Prove in contrario.3 Il libro uscirà esattamente un anno dopo, nel maggio del ‘66, all’interno della collana «Rapporti», con il nuovo e definitivo titolo; ma per via dell’assenza di successive versioni del contratto o di altre testimonianze in merito, non è possibile risalire al momento in cui Fortini opta per la nuova e definitiva scelta. Il libro nell’edizione De Donato include novantanove testi, ed è la prima opera che fa conoscere al pubblico in maniera unitaria quel Fortini epigrammista (o polemista in versi) già in certa misura noto all’interno dell’ambiente letterario e politico italiano. Prima di questo momento, infatti, alcuni degli epigrammi che entreranno poi nell’Ospite avevano acquisito notorietà grazie a una diffusione “sotterranea”, attraverso canali “privati”. Ma va aggiunto che ciò si realizza anche grazie a una tradizione orale che, fin dall’inizio della sua attività, aveva fatto conoscere la verve polemica che ritroveremo poi sfogliando le pagine dell’Ospite, in cui si leggono finalmente alcuni di quegli epigrammi già per molti divenuti proverbiali prima della pubblicazione.4 È utile a questo punto aggiungere qualche altra notizia di rilievo su quest’ultimo punto.

Dei testi riuniti nell’edizione del ‘66, solo pochi avevano visto la luce precedentemente in altre sedi editoriali.5 Si tratta di soli sei frammenti in prosa6 e di una poesia7 – quest’ultima, però, non in Italia –; mentre sono undici gli epigrammi o versi ironici già editi. Questo piccolo corpus (di quattordici componimenti in tutto) faceva parte di una selezione proposta da Fortini per il volume Poesia satirica nell’Italia d’oggi,8 curata da Cesare Vivaldi – in contatto con Fortini anche grazie alla mediazione del critico Giacinto Spagnoletti (ai tempi direttore della collana «La Fenice», in cui appare l’antologia). Pur trattandosi di un corpus esiguo, questa prima unitaria uscita pubblica ha permesso intanto ad alcuni epigrammi una certa circolazione, e a mio avviso può aver contribuito a costruire quella fama di Fortini epigrammista a cui si è accennato sopra. Ciò appare forse con ancora più evidenza se si osserva che, tra quelli raccolti nell’antologia satirica, vi erano alcuni divenuti nel giro di poco famosissimi: è così per esempio con l’epigramma dedicato a Carlo Bo: «A Carlo Bo non piacciono i miei versi. / Ai miei versi non piace Carlo Bo» (SE, p. 888); tanto per citarne uno.

Una volta che il libro è in circolazione, prenderà il via la lunga fase in cui Fortini compone quelli che andranno a dare poi forma alla sua seconda raccolta di epigrammi. (Volendo fornire una rapida scansione cronologica, ricordo che il primo libro di versi di Fortini è Foglio di via9 del 1946, mentre il primo Ospite ingrato esce nel ‘66; e sono dunque di nuovo circa venti gli anni che separano quest’ultimo dal successivo volume di epigrammi, che esce appunto nel 1985). All’interno di questo lungo periodo di gestazione non avremo alcuna ristampa dell’Ospite nella versione De Donato, ma è utile segnalare che, diversi anni dopo l’apparizione del primo Ospite, Fortini aveva esplicitato l’intento di rimettere mano alla raccolta.

In una sede precedente mi era già occorso di segnalare che nel 1972, quando Fortini proponeva a De Donato una nuova edizione aggiornata del suo primo libro di saggi politici e letterari, questi aveva intenzione di dare forma a un progetto editoriale più ampio, che comprendeva in particolare opere saggistiche e di frammenti autobiografici.10 E, va notato, tra i volumi che Fortini propone di mettere in cantiere in questo momento c’era già l’abbozzo di quello che sarà poi Un giorno o l’altro,11 (a quella data ancora con il titolo provvisorio Passato prossimo), che però «in un certo senso, “includesse” Ospite ingrato e Cani del Sinai (ossia materialmente o in absentia)».12 Il progetto verrà realizzato solo in minima parte, appunto con la sola ristampa di Dieci inverni13 (1973) e la pubblicazione del primo volume dei Saggi italiani14 (1974); mentre, come detto, dell’Ospite del ‘66 non si avranno più ulteriori ristampe o nuove versioni fino al 1985.

II.

La vicenda che porta alla genesi dell’edizione Marietti appare invece più sfaccettata rispetto a quella relativa alla De Donato. Se ne colgono i tratti essenziali ancora una volta attraverso i contratti conservati nell’archivio di Siena e anche grazie ad alcune lettere in cui il libro è varie volte annunciato. Intanto, l’idea di pubblicare una seconda raccolta di epigrammi nasce in Fortini probabilmente verso la metà degli anni Settanta – o almeno così possiamo intendere dalle testimonianze a nostra disposizione. Il 30 giugno 1976 Fortini firma un accordo con Einaudi che formalizza il progetto di riunire sotto al marchio della casa editrice torinese tutta la sua opera edita e inedita.15 Legandosi a Einaudi per sei anni, nel contratto si specifica che:

Per opere edite si intendono le seguenti: Poesie (comprendente la raccolta delle liriche già edite), Sere in Valdossola, I cani del Sinai, Dieci inverni, Ventiquattro voci, Verifica dei poteri, L’ospite ingrato, Saggi italiani. Per opere inedite si intendono le seguenti (con titolo provvisorio): Questioni di frontiera, Diario di lavoro, Quaderno di traduzione, Nuova raccolta di epigrammi, Nuova raccolta di versi.16

Soltanto annunciata, dunque, e senza quello che sarà il titolo finale del 1985, a quest’altezza la «Nuova raccolta di epigrammi» è probabilmente un progetto ancora embrionale, che intende raccogliere la produzione epigrammatica del periodo successivo al 1966. Ma, stando ad alcune ricerche in archivio, il primo accenno a una prevista pubblicazione fatto da Fortini – con l’idea di riproporre il vecchio titolo – la si trova in una lettera successiva inviata sempre alla Einaudi, in cui si chiede se l’«Ospite ingrato II» possa o no uscire a febbraio del 1979.17

Il 3 agosto 1980 Fortini scrive a Giulio Bollati, che era stato fino a poco tempo prima direttore editoriale per Einaudi:

Come forse sai, è in programma, nella “Collez. di poesia”, credo, un Ospite ingrato composto di due parti, la prima riproducente l’ed. De Donato e la seconda, altrettanto lunga e costrutta allo stesso modo, di frammenti extravaganti di versi, epigrammi, imitazioni ecc. e di pagine di prose, tutti inediti in volume.18

Da quanto leggiamo, insomma, il momento dell’uscita presso Einaudi del libro di Fortini sembra molto vicino. Ma, allo stesso tempo, il periodo di sei anni che lo lega da contratto alla casa editrice torinese, ed entro il quale è prevista la pubblicazione delle opere indicate in precedenza, sta per terminare. Negli stessi anni a cui sto facendo riferimento Fortini stava svolgendo per Einaudi anche una collaborazione come consulente editoriale, scrivendo un numero ampissimo di pareri su varie opere e offrendo così un contributo notevole per le scelte che daranno forma ai cataloghi della casa editrice.19 Accenno soltanto al fatto che questa vicenda parallela avrà un peso per quelli che sono i rapporti di Fortini con la Einaudi, e determinerà alcuni esiti importanti, tra cui il non portare a termine la realizzazione di alcune delle opere che l’autore e l’editore avevano in programma.20 E, tra queste, anche l’Ospite ingrato.

A partire dal 1984, infatti, dopo la chiusura degli ultimi volumi portati a compimento per Einaudi, libero di accogliere nuove proposte, Fortini si rivolge ad altri editori. Uno dei suoi libri più importanti di questo periodo – Insistenze21 – uscirà presso Garzanti già nel 1985, come altri testi degli anni immediatamente successivi. Ma, come si è detto, L’ospite ingrato è ormai un progetto più che in cantiere, con un titolo già vicino a quello che sarà poi quello definitivo.

Una cospicua anticipazione avviene nell’estate del 1984, attraverso la pubblicazione su «Linea d’ombra» di una selezione di dodici testi (tra epigrammi e poesie), che escono sotto al titolo generale Per un altro ospite ingrato.22 Va però sottolineato che, nonostante questo, Fortini non ha ancora alcun accordo con un editore per la pubblicazione del nuovo volume, e bisognerà arrivare all’autunno dello stesso anno per rintracciare i passi decisivi che lo porteranno alla realizzazione dell’opera che uscirà per i tipi di Marietti.

In qualità di consulente della Marietti, il 16 novembre 1984 Pier Vincenzo Mengaldo scrive a Fortini una lunga lettera nella quale propone di preparare un progetto per un nuovo libro.23 Da questo momento in poi, sono purtroppo pochissimi i documenti che consentono di ricostruire l’iter che, nel giro di breve tempo, porterà Fortini a proporre all’editore di Casale Monferrato la bozza del nuovo Ospite ingrato. Ciò che tuttavia traspare nitidamente dalle carte relative è che il libro ora può davvero uscire dal cantiere in cui è rimasto per molti anni; e infatti arriverà alla forma definitiva nel giro di qualche mese, servendosi peraltro della consulenza dello stesso Mengaldo, che rivede il materiale preparatorio e offre pareri sui testi da escludere tra quelli inseriti durante la fase in cui il libro è in bozze.24 A testimoniare questo lavoro di preparazione del libro è in particolare uno scambio di lettere che avviene a partire dalla metà di febbraio del 1985: si tratta innanzitutto della copia di una lettera di Fortini a Mengaldo, datata 17 febbraio 1985, dalla quale si evince come il lavoro sia ormai finalmente alla chiusura25 e, infine, la risposta subito successiva di Mengaldo, datata 24 febbraio: sulla quale è possibile leggere alcune annotazioni di Fortini a proposito dalle osservazioni fatte in risposta dal critico.26 Ma, al di là della quantità e importanza dei dati contenuti in queste poche lettere – tra i quali spiccano pareri e indicazioni molto precise in merito alle scelte e all’ordine definitivo dei testi – è qui che Fortini definisce quali saranno i sette testi da escludere nel nuovo L’ospite ingrato primo (così il titolo dato alla sezione che include il vecchio volume De Donato); ma, soprattutto il titolo definitivo dell’opera. E, ancora, concludendo su questo punto, è qui che si leggono le istruzioni sulla nota d’apertura da includere nel volume, che viene difatti allegata alla lettera, ma di cui non è stato possibile trovare testimonianza in archivio.

Consegnato all’editore probabilmente nel marzo 1985, come peraltro prevede il contratto con Marietti,27 L’ospite ingrato. Primo e secondo viene dato alle stampe nel settembre dello stesso anno, e prende posto come n. 17 nella «Collana di Saggistica», uscendo subito dopo quello della sinologa e amica di Fortini, Edoarda Masi, ovvero Il libro da nascondere. Dopo questa apparizione, il libro di Fortini rimarrà fuori dai cataloghi fino alla decisiva operazione compiuta da Luca Lenzini nel 2003, che ha riproposto l’Ospite ingrato all’interno del «Meridiano» pubblicato da Mondadori, dal titolo Saggi ed epigrammi: volume che rappresenta, dalla morte di Fortini a oggi, la principale e più attendibile fonte per conoscere questa parte così centrale dell’opera di Fortini.

Volendo chiudere con una suggestione sul lungo vuoto editoriale che ha provocato l’assenza dai cataloghi per l’Ospite ingrato, ovvero di quello che è probabilmente il libro più eccentrico e forse anche più rappresentativo tra i testi di Fortini, verrebbe da dire che forse questo è stato anche un po’ il destino che l’autore si aspettava. Quella sarcastica e affilata ingratitudine in versi, fatta di «umore e rabbia», che Fortini vedeva simile al «non salutare al mattino chi a sera ti ha dato da mangiare e da bere e benevolo ha riso dei tuoi scherzi» predispone una condizione che è proprio quella costitutiva dell’ospite; e, in un certo senso, anche di Fortini: «È di passaggio».28

Note

1 L’Archivio Franco Fortini (d’ora in avanti AFF) è la sede dove dal 1995 è conservato il fondo dell’autore, e fa parte del Centro Interdipartimentale di ricerca Franco Fortini in Storia della Tradizione Culturale del Novecento, diretto da Niccolò Scaffai e coordinato da Luca Lenzini.

2 F. Fortini, L’ospite ingrato. Primo e secondo, Casale Monferrato, Marietti, 1985; il volume accoglie al suo interno una versione parzialmente rivista del libro di F. Fortini, L’ospite ingrato. Testi e note per versi ironici, Bari, De Donato, 1966 (qui nella sezione d’apertura con il titolo L’ospite ingrato primo), ed è arricchito da una seconda parte di eguale ampiezza (all’interno della sezione dal titolo L’ospite ingrato secondo). Diverse e rilevanti sono le modifiche apportate al primo libro nella versione finale del 1985, ma di alcune di queste si dirà in seguito. Segnalo inoltre che, dopo la pubblicazione di entrambi i volumi di Fortini, una piccola scelta di testi entra a far parte di diverse antologie italiane, anche straniere. Visto il lungo elenco di sedi che sarebbe possibile indicare, fornisco qui di seguito soltanto i titoli delle principali: Poesia in Italia. 1945-1975, a cura di G. Bonoldi, Milano, Moizzi Editore, 1975; Veleno. Antologia della poesia satirica contemporanea italiana, a cura di T. Di Francesco, Roma, Savelli, 1980; Epigrammi italiani. Da Machiavelli e Ariosto a Montale e Pasolini, a cura di G. Ruozzi, Torino, Einaudi, 2001; Antologia della poesia italiana. Tomo secondo, a cura di C. Segre e C. Ossola, Torino, Einaudi, 2003. Altra importante segnalazione riguarda L’ospite ingrato primo (nella versione Marietti), che si legge per intero all’interno del «Meridiano» dal titolo Scrittori italiani di aforismi. Volume secondo. Il Novecento, a cura di G. Ruozzi, Milano, Mondadori, 1996, pp. 1091-164. Mentre una versione integrale del libro è infine riproposta in F. Fortini, Saggi ed epigrammi, a cura di L. Lenzini, Milano, Mondadori, 2003, pp. 857-1127. Per distinguere agilmente e abbreviare il rimando alle due opere, nelle note verranno utilizzate le seguenti sigle: OI1, per l’edizione De Donato; OI2, per l’edizione Marietti. Si precisa inoltre che quando si indica il numero di pagina di un testo, questo fa sempre riferimento all’edizione contenuta in Saggi ed epigrammi cit., d’ora in avanti SE.

3 AFF, Contratto editoriale Leonardo da Vinci-De Donato per F. Fortini, Prove in contrario, 6 maggio 1965, sc. XLII, cart. 1, c. 21.

4 Prima dell’Ospite del ‘66, Fortini fa leggere i suoi epigrammi principalmente attraverso i suoi rapporti epistolari con amici o con alcuni protagonisti della scena culturale italiana. Pochissimi sono quelli pubblicati su rivista, come ad esempio quelli dal titolo Due epigrammi per György Lukács, «Avanti», 18 aprile 1957, p. 3, poi con alcune modifiche con il titolo Per Cesare C., in F. Fortini, Poesia ed errore, Milano, Feltrinelli, 1959, p. 241; peraltro non inclusi nell’Ospite ingrato. Ma è lo stesso Fortini a informarci che questa sua particolare produzione in versi ha radici lontane, fin dai suoi anni giovanili a Firenze, quando frequenta il maestro Giacomo Noventa; cfr. l’[Avviso] posto in apertura del libro del ‘66 (SE, pp. 863-865).

5 Si ritiene particolarmente opportuno fornire questo dato in quanto mi permette di offrire un contributo all’arricchimento sia delle già essenziali Notizie sui testi a cura di E. Nencini (SE, pp. 1778-1785), quanto della fondamentale Bibliografia di Franco Fortini, a cura di E. Bassi e E. Nencini, Macerata, Quodlibet 2022, poiché in entrambi i luoghi viene indicato come già apparso in rivista soltanto il frammento dal titolo 65. [Le chinois ça s’apprend. 1962]. Le ricerche da me effettuate per la cura della prossima edizione del volume hanno infatti reso possibile individuare tutti gli altri testi pubblicati prima dell’uscita di OI1, e ne do notizia nelle note successive.

6 Per ragioni di spazio, indico solo il titolo definitivo, assegnato in OI2: 23. [1958]; 29. [1959]; 38. [Dalla soffitta]; 40. [La volgarità]; 65. [Le chinois, ça s’apprend. 1962]; e infine il frammento, poi escluso da OI2, dal titolo 8. [Ancora domenica].

7 Pubblicata in tedesco, e poi accresciuta di sei versi e con alcune varianti, in OI2 con il titolo 69. [Agli inventori del tornio].

8 Poesia satirica nell’Italia d’oggi, a cura di C. Vivaldi, Parma, Guanda, 1964, pp. 139-144. I testi qui raccolti hanno diverso titolo e contengono alcune varianti; qui di seguito l’elenco dei titoli, seguiti da quello definitivo della versione di OI2: Contr’uno, poi con il titolo 1. [Contr’uno]; Tomba di Valéry, poi con il titolo 3. [Tomba di Valéry]; Ad uno, poi con il titolo 11. [1956]; A un critico, poi con il titolo 18. [Per Carlo Bo]; Ritrattazione, poi con il titolo 20. [1958]; Ad Astra, poi con il titolo 22. [1958]; A un editore, poi con il titolo 39. [A un editore]; Corso Garibaldi, poi con il titolo 41. [1959]; Le difficoltà del 1961, poi con il titolo 51. [Le difficoltà del 1961]; Roma doma, poi con il titolo 64.; e Per Pasolini, poi con il titolo 66. [Per Pasolini. 1963]; ma, come accennato, la selezione comprende anche altri tre testi, non confluiti in OI1, ovvero le poesie allora intitolate Milano, luglio, con Giovanni Giudici, Il bel ginocchio e l’epigramma dal titolo Viatico.

9 F. Fortini, Foglio di via e altri versi, Torino, Einaudi, 1946.

10 Mi permetto di rimandare alla mia Nota del curatore in F. Fortini, Dieci inverni. 1947-1957. Contributi ad un discorso socialista, a cura di S. Peluso, Macerata, Quodlibet, 2018, pp. 311-312.

11 Il libro postumo F. Fortini, Un giorno o l’altro, a cura di M. Marrucci e V. Tinacci, Macerata, Quodlibet 2006.

12 AFF, Lettera di F. Fortini a F. Buono, 14 febbraio 1972, sc. XXV, cart. 58, c. 1.

13 F. Fortini, Dieci inverni. 1947-1957. Contributi ad un discorso socialista, Bari, De Donato, 1973, che riprende con alcune significative modifiche e tagli la precedente prima edizione Feltrinelli, del 1957.

14 F. Fortini, Saggi italiani, Bari, De Donato, 1974; successivamente riproposto, con alcune modifiche, nella nuova edizione Garzanti 1987.

15 AFF, Contratto editoriale Einaudi per la pubblicazione delle opere edite e inedite di Franco Fortini, 30 giugno 1976, sc. XLII, cart. 2, c. 42.

16 Ibid.; Fortini si riferisce a: Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Torino, Einaudi, 1978; Sere in Valdossola, Milano, Mondadori, 1963, realizzato successivamente, nella n. ed. Marsilio, 1985; I cani del Sinai, Bari, De Donato, 1967, poi con l’aggiunta di una Nota per Jean-Marie Straub, nella n. ed. Einaudi, 1979; Dieci inverni cit., non realizzato; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Milano, il Saggiatore, 1968, poi non più realizzato; Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie, Milano, il Saggiatore, 1969, realizzato solo in anni successivi, con l’aggiunta di una Premessa, nella n. ed. Einaudi, 1989; Questioni di frontiera. Scritti di politica e di letteratura 1965-1977, Torino, Einaudi, 1977; Un giorno o l’altro cit., pubblicato postumo; Il ladro di ciliegie e altre versioni di poesia, Torino, Einaudi, 1982; Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983, Torino, Einaudi, 1984.

17 Cfr. Lettera di F. Fortini a A. Incisa, 5 maggio 1978, conservata in Archivio Storico della Casa Editrice Einaudi, Archivio di Stato di Torino, cart. 83, fasc. 1263 («Fortini»), 891.

18 AFF, lettera di F. Fortini a G. Bollati, 3 agosto 1980, sc. XXV, cart. 49, c. 1.

19 Su questo punto, si veda il recente volume F. Fortini, Pareri editoriali per Einaudi, a cura di R. Deiana e F. Masci, Macerata, Quodlibet, 2023.

20 Per un’accurata ricostruzione del rapporto tra Fortini e la casa editrice Einaudi in relazione a questo momento, oltre ai Pareri editoriali citati sopra, è molto utile rinviare al lavoro documentario realizzato da E. Arnone, Franco Fortini e Casa Einaudi attraverso le lettere cit.

21 F. Fortini. Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, Milano, Garzanti 1985.

22 Comprensivi di alcune varianti relative a questa precedente fase di stesura, la selezione comprende i seguenti titoli (seguiti da quello della versione finale di OI2): I. (Ascoltando un intervento sull’Alfieri), poi con il titolo 101. [Ascoltando un intervento sull’Alfieri]; II. (1973), poi con il titolo 98. [1973]; III. (Chiede a Zanzotto di non insuperbire), primo di due sonetti, poi con il titolo 143. [Due sonetti per A. Z. 1977]; IV. (In un ristorante fiorentino), primo di tre epigrammi, poi con il titolo 105. [Epigrammi fiorentini. 1972]; V. (Esprime rimpianto), poi con il titolo 125. [Esprime rimpianto]; VI. (Sulla via di Shaoshan), poi con il titolo 140. [Sonetto di Shaoshan. 1973]; VII. (A un tavolo di presidenza), poi con il titolo 157. [La madre. 1974]; VIII. (Ad un antologista), poi con il titolo 123. [Ad un antologista]; IX. (Della brevità), poi con il titolo 112. [Della brevità. 1971]; X. (Piccolo sermone), poi con il titolo 114. [Piccolo sermone. 1959]; XI. (E vorreste non parlassero), poi con il titolo 161. [E vorreste non parlassero]; XII. (Risponde al Cases per elogi alla sua versione di “Johanna der Schlachtöfe”), poi con il titolo 159. [Risponde al Cases per elogi alla sua versione di Johanna der Schlachtöfe].

23 AFF, lettera di P.V. Mengaldo a F. Fortini, 16 novembre 1984, sc. IX, cart. 24, c. 48.

24 In merito a quest’ultimo punto ha forse qualche utilità sottolineare che il rapporto tra Fortini e Mengaldo in questi anni è particolarmente costante per via del confronto avviato durante la realizzazione di alcuni lavori che via via li avvicinano, e ciò a partire dalla realizzazione del volume F. Fortini, Poesie scelte (1938-1973), a cura di P.V. Mengaldo, Milano, Mondadori, 1974. Ma, ed è fondamentale metterlo in risalto, è proprio durante questa fase preparatoria dell’Ospite che Fortini deciderà di inserire l’epigramma ironico dedicato proprio al critico: cfr. 131. [Su di una edizione del De Vulgari] (SE, p. 1050).

25 AFF, lettera di Fortini a P.V. Mengaldo, 17 febbraio 1985, sc. XXVII, cart. 66, c. 9. Della lettera sono presenti in archivio due testimoni dattiloscritti, entrambi essenziali per una ricostruzione completa: la prima contiene importanti annotazioni a penna lungo i margini del foglio; mentre la seconda permette di leggere una parte che era stata cancellata, ma che contiene rilevanti considerazioni di Fortini in merito ad alcune scelte, ma anche dei pareri personali o alcune indicazioni specifiche su parte dei testi.

26 AFF, lettera di P.V. Mengaldo a F. Fortini, 24 febbraio 1985, sc. XXVII, cart. 24, c. 21.

27 Cfr. AFF, Contratto editoriale Marietti per F. Fortini, L’ospite ingrato. Primo e secondo, sc. XLII, cart. 3, cc. 51-52.

28 Così recita il risvolto di copertina dell’edizione Marietti, senz’altro di mano di Fortini; lo cito qui di seguito per intero. Anche se non permettono di aggiungere altro sulla genesi editoriale del libro – a parte il fatto che anche queste sono parole dell’ospite ingrato-Fortini da tenere in considerazione quando si parla del lavoro preparatorio del volume – mi piace concludere con un’immagine nella quale, più che una storia, si intravede un destino editoriale ironico, ma forse, e per ragioni che qui non spiegherò, questo è già parte dei temi cruciali presenti all’interno dell’opera: «Secondo l’antico distico latino, come le api gli epigrammi hanno un pungiglione eppure non sono senza miele. Non in loro si tradisce perciò l’ingratitudine dell’ospite: questa è piuttosto di non salutare al mattino chi a sera ti ha dato da mangiare e da bere e benevolo ha riso dei tuoi scherzi. È di non sentirsi come in casa propria. Neanche in casa propria. Uscito senza far rumore, si è chiuso il portone alle spalle, guarda come il cielo si schiara e le strade che paiono nuove. È di passaggio».