
In un passo del suo vertiginoso libro di aforismi e apologhi sulla vita offesa, Minima moralia, Theodor W. Adorno invita a diffidare degli intellettuali cosmopoliti e a dare viceversa credito ai «residenziali», perché i primi sono inclini a transitare da turisti sopra il mondo reale mentre i secondi guadagnano in profondità tutto ciò che perdono in immobilità: «Solo il viaggiatore involontario, il pensatore esiliato, porta con sé la patria, e in questa rottura, che garantisce la continuità, acquista vera esperienza. Ritrova nel paese straniero le contraddizioni che lo hanno cacciato dal suo, e apprende a conoscere i due mondi l’uno nello specchio dell’altro». Chi ha scritto queste parole introducendo la propria versione dei Minima moralia (da Einaudi nel ’54) e così proponendo un suo implicito autoritratto è un giovane di neanche trent’anni, Renato Solmi, la cui parabola di intellettuale e di militante politico avrà davvero pochi eguali.
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