Nadia Caprioglio,
Miniature senza cornice
Giulia Baselica

Nadia Caprioglio, Miniature senza cornice. Letture russe da S. Aksakov a L. Ulickaja, Torino, Trauben, 2019.

Una galleria di 112 pregevoli miniature, una collezione di brevi, ma precisi ritratti di opere della letteratura russa, nei quali il nitore, appunto dell’arte miniatoria, conserva dell’originale il dettaglio e la ricchezza.

La studiosa Nadia Caprioglio ha qui raccolto un cospicuo numero di recensioni apparse su vari periodici tra il 2003 e il 2018 «sorta di diario minimo delle letture di una russista» per spalancare, idealmente, le porte di una grande biblioteca e accogliervi i lettori. Sono senza cornice, queste miniature, che quindi si collocano nell’immaginario di ognuno con armoniosa continuità: non vi è alcuna linea di demarcazione né di separatezza tra le immagini – i mondi – delle miniature e la dimensione interiore di chiunque le ospiti e, non ancora iniziato, sia desideroso di avvicinarsi per la prima volta alla letteratura russa o, già toccato dalla sua conoscenza, sia disposto a inoltrarsi nei suoi innumerevoli percorsi.

Il volume si apre con una densa Introduzione alla storia della letteratura e della cultura russa, che dai classici apparsi tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX conduce agli esiti delle talvolta audaci rielaborazioni e reinterpretazioni di temi e ispirazioni prodotte nel secondo decennio degli anni Duemila. Miniature senza cornice si compone di quattro sezioni: La Russia, prima di tutto, che racchiude i profili di opere già note, altrettante proposte di rilettura, come Il giocatore, di Fedor Dostoevskij; Anna Karenina, di Lev Tolstoj; I racconti di Pietroburgo, di Nikolaj Gogol’ insieme a narrazioni meno conosciute, ma scoperte necessarie, come Settecento perduto. I racconti sentimentali di Nikolaj Karamzin, o Adolescenza a Kazan’ di Sergej Aksakov o, ancora, Amleto e Don Chisciotte di Ivan Turgenev.

La sezione Unione Sovietica non solo presenta una rassegna delle opere narrative che rendono tragicamente grande la produzione letteraria del periodo compreso tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta (la raccolta delle opere complete di Isaac Babel’ o Le notti fiorentine di Marina Cvetaeva), ma soprattutto invita alla lettura di testimonianze, dolorose e tuttavia liriche, della «voragine del Gulag»: per esempio le memorie del filosofo, teologo e matematico Pavel Florenskij; i racconti di Varlaam Šalamov; il libro di memorie Viaggio nella vertigine di Evgenija Ginzburg, il romanzo Vita e destino di Vasilij Grossman, e propone, inoltre, una interessante, oltre che utile, sintesi di saggi biografici dedicati a Isaak Babel’, Marina Cvetaeva, Anna Achmatova, Aleksandr Solženicyn, e di monografie di carattere storico-culturale, come Sospetto e silenzio di Orlando Figes o La lanterna magica di Molotov di Rachel Polonsky.

La sezione più ampia si concentra sulla letteratura post-sovietica e segnala una vasta panoramica di titoli – quindi di temi, interrogativi, riflessioni – che se da un lato rivelano l’indiscussa vitalità delle humanae litterae in Russia, dall’altro testimoniano la continuità (o discontinuità) tra passato e presente: «nella nuova letteratura prevale, a diversi livelli, un clima di dissacrazione che ha portato alcuni scrittori a superare la stanchezza delle forme tradizionali servendosi spesso di materiale attinto alla stessa tradizione classica»: ne è un esempio Boris Akunin, con i suoi romanzi polizieschi ambientati nella ottocentesca Russia imperiale. In alcuni casi paradigmatici, come Viktor Pelevin e Vladimir Sorokin, si osserva la cinica ostentazione di un superiore distacco da ogni implicazione storica o sociale «limitandosi a tratteggiare i tormenti di quella creatura ancora tanto presente in Russia, l’homo sovieticus». Significativa la presenza delle scrittrici: Svetlana Aleksievič (insignita del premio Nobel per la letteratura nel 2015), Ljudmila Ulickaja, Ol’ga Slavnikova, Elena Čižova con il loro sguardo attento a cogliere e a riconoscere le contraddizioni dell’età presente e comunque disposte a interrogarsi sulle eterne tematiche della storia russa del XX secolo – la collettivizzazione, la Grande guerra patriottica, la stagnazione sovietica – sul valore della fede e il disvalore del denaro, sulla presa di coscienza dell’importanza del comunicare, senza tuttavia abdicare all’affabulazione e senza rinunciare a costruire delle narrazioni capaci di coinvolgere il lettore, di renderlo partecipe testimone delle loro storie.

La letteratura postsovietica è «ricca, audace, inventiva, si destreggia nel caos di un mondo che offre pochi punti di riferimento» e proprio nella indeterminatezza della contemporaneità essa pare aggrapparsi saldamente a ogni accadimento, reale o immaginario, a ogni movimento del comune sentire per costruire storie, decostruendo la realtà stessa, mantenendo costante l’attenzione verso il passato e la tradizione, accogliendone i modelli, i motivi conduttori e i punti di vista, rielaborandoli e adattandoli alla nuova realtà e al nuovo lettore (ne sono esempi i romanzi Didascalie a foto d’epoca dello scrittore ucraino Vladislav Otrošenko, «un cosacco civilizzato», e Funeral party o Daniel Stein, traduttore di Ljudmila Ulickaja); oppure adottando prospettive del tutto nuove, non di rado dissacranti e destabilizzanti (è il caso di Vladimir Sorokin e Viktor Pelevin). E permangono, poi, temi ricorrenti sia nella produzione letteraria di epoca sovietica e di natura antisovietica come la distopia, con Un fuoriclasse vero. Distopia calcistica, di Sergej Samsonov, sia nella letteratura di epoche precedenti, come il mito di Mosca, centrale nel romanzo Eccovi Mosca, dell’eclettico e quasi leggendario scrittore, prematuramente scomparso, Dmitrij Prigov; o il mito del libro, consustanziale alla sacralità della lettura e della memoria, che costituiscono in Il bibliotecario, di Michail Elizarov, la metaforica esplicitazione della presa di coscienza della competizione in atto tra fazioni rivali, determinate a «impossessarsi delle spoglie del passato reso sfumato dalla menzogna della propaganda».

La sezione conclusiva di Miniature senza cornice è intitolata La Russia vista da fuori e propone una ulteriore selezione di letture che offrono l’occasione di conoscere una Russia diversa, narrata da scrittori che la osservano da lontano e che hanno dovuto abbandonarla, come Vladimir Nabokov – del quale vengono presentati numerosi titoli, tra i meno noti, eppure interessanti, come il libro di memorie Parla, ricordo – o Nina Berberova. Qui compaiono autori che in Russia non poterono pubblicare i loro romanzi., come Jurij Družnikov, Saša Sokolov e Vasilij Aksenov, o che furono condannati all’esilio, come il poeta, saggista e drammaturgo Josif Brodskij, o lo scrittore satirico Vladimir Vojnovič. Ma è anche la Russia evocata da narratori contemporanei, come Andreï Makine, emigrato clandestinamente in Francia nel 1987 e naturalizzato francese nel 1996 dopo essere stato insignito, l’anno prima, del premio Goncourt; o Wladimir Kaminer, scrittore e giornalista russo naturalizzato tedesco; o, ancora, Anya Ulinich, scrittrice russa naturalizzata americana.

Ogni sezione contempla un approfondimento su un argomento ricorrente nelle letture presentate (per esempio Pietroburgo o Sul treno i fantasmi del Gulag per i capitoli relativi, rispettivamente, alla Russia e all’Unione Sovietica); o un’agile disamina dello stato della produzione letteraria e della sua caratterizzazione (La Russia riapre i libri o C’è un po’ di nostalgia ma si impone il realismo nel capitolo dedicato alla Russia postsovietica) o, infine, un intenso istante di raccoglimento per ricordare, in uno scritto inedito, il poeta Iosif Brodskij, a quindici anni dalla sua scomparsa.

Raffinato e incisivo contributo alla divulgazione della letteratura russa, Miniature senza cornice è una risorsa preziosa non soltanto per avvicinarsi seriamente, ma con levità, ad autori classici e contemporanei, notissimi o dimenticati, o per cogliere suggerimenti e ispirazioni per nuove letture o riletture, ma anche per conoscere e comprendere la recentissima storia dei percorsi della ricezione, da parte dell’editoria italiana, degli autori russi del passato e della contemporaneità.