Non so se l’idea del «Bollettino», diffuso a quanto pare anche nelle sezioni del Pci, fosse di Einaudi, di Pavese o di Calvino stesso. Ma in quei fascicoletti ciclostilati di poche pagine battute a macchina – la cui serie è stata in buona parte recuperata grazie alle ricerche d’archivio di Tommaso Munari – il giovane Calvino non si accontenta mai di semplici slogan pubblicitari da ufficio stampa. Nel n. 4 della primavera 1947, ad esempio, si legge una breve nota anonima su La linea d’ombra di Conrad, appena tradotto da Einaudi:
Dopo il suicidio di Pavese – del quale Calvino curerà nel 1951 una raccolta di saggi incentrata sulla letteratura americana e nel ’52 il diario –, le sue mansioni e responsabilità redazionali aumentano moltissimo. Nella prima metà degli anni ’50 la mole di lavoro che egli svolge in redazione è sbalorditiva e rivela la fiducia incondizionata che Giulio Einaudi ripone in lui. Collabora strettamente con Elio Vittorini al varo e alla gestione dei «Gettoni»; scrive centinaia e centinaia, forse migliaia di lettere, ad autori e aspiranti tali, trovando sempre un argomento, una frase, una parola, un aggettivo per rallegrarsi, incoraggiare, correggere, indirizzare, rifiutare; dal 1952 al 1959 dirige il «notiziario Einaudi», che riprende in eleganti fascicoli a stampa la funzione del «Bollettino» degli anni Quaranta. Nel «notiziario» Calvino mette a frutto, accanto al suo talento redazionale, competenze e conoscenze acquisite nel lavoro giornalistico. «Sottoposto al febbrile ritmo della produzione industriale che governa e modella fin i nostri pensieri» (come scrive in una lettera del 1954 a Domenico Rea),4 prepara centinaia di paratesti caratterizzati da chiarezza, semplicità ed eleganza. Era questo un genere letterario in cui la sua capacità di fornire in poche righe la sintesi di una vicenda, un inquadramento storico-culturale e un orientamento critico poteva raggiungere risultati eccellenti, anche di stile. Negli anni Cinquanta e Sessanta, oltre a numerosissime schede bibliografiche, scrive – sempre in forma anonima ma quasi sempre riconoscibile – innumerevoli quarte di copertina e risvolti di sopraccoperta, spesso memorabili, per autori italiani e stranieri: Carlo Levi, Natalia Ginzburg, Primo Levi, Fenoglio, Lalla Romano, Rigoni Stern, Bassani, Cassola, Quarantotti Gambini, Ortese, Sciascia, Vittorini, Marcello Venturi; Duras, Queneau, Bellow, Malamud, Hemingway, Styron, Robbe-Grillet, Cortázar e tanti altri. Segue passo passo, corregge, incoraggia e presenta autori come Raffaello Brignetti, Luigi Davì, Lucio Mastronardi, Fortunato Seminara.
Certe volte il suo ruolo redazionale diventa para-autoriale, come nel caso della Storia della Resistenza italiana di Roberto Battaglia del 1953, per la quale è documentata un’intensa collaborazione. Anche per il Diario partigiano di Ada Gobetti del 1956 Calvino scriverà senza firmarla una Nota dell’editore.
A lui si può quasi certamente attribuire la redazione di un catalogo generale di piccolo formato – l’Elenco completo delle edizioni Einaudi. 1° gennaio 1952 – per il quale scrive la Presentazione del catalogo, i «cappelli» delle collane, nonché le brevi didascalie dei libri pubblicati nel 1950 e nel 1951. Nel 1955, per il Catalogo generale delle edizioni Einaudi dalla fondazione della Casa editrice al 1° gennaio 1956 (un elegante volume rilegato in tela), scriverà la presentazione di alcune collane («Narratori stranieri tradotti», «Coralli», «Supercoralli» e «Narratori contemporanei», «Pbs-l», «Italia mia») e gran parte delle didascalie che accompagnano ciascun libro.
Nel 1959-60 Calvino compie un viaggio di sei mesi negli Stati Uniti. In un Diario americano in forma di lettere alla casa editrice descrive dettagliatamente l’organigramma e il funzionamento di Random House. Pur non facendo scouting in senso stretto, segnala i tentativi di trovare uno scout non puramente commerciale; indica «i più importanti scrittori americani giovani»: fra questi, Philip Roth, Bernard Malamud, Grace Paley, James Purdy. Trova anche il tempo per dare il suo contributo al progetto di una nuova collana: Appunti per una collana di ricerca morale.
Conclusa nel 1959 l’esperienza dei «Gettoni», quello stesso anno, insieme con Vittorini, progetta, vara e dirige «il menabò di letteratura», per metà rivista di discussione letteraria, per metà sede di testi narrativi e poetici.
Nel corso degli anni Sessanta e Settanta il suo ruolo redazionale, ormai svincolato da obblighi aziendali rigidi, diventa più libero e autonomo. Senza mai sottrarsi ai casi di necessità e alle richieste di scrittori amici – nel gennaio 1964, mentre è in partenza per Cuba dove si sposerà con Esther Judith Singer detta Chichita, scrive il risvolto di sopraccoperta per Dietro la porta chiestogli con insistenza da Giorgio Bassani – Calvino può ormai scegliere autori e libri cui dedicare le sue cure: nel 1962 pubblica le Poesie di Pavese, nel 1966 cura con Lorenzo Mondo un’edizione delle sue Lettere. Negli anni Settanta, le sue introduzioni, prefazioni e bandelle saranno relativamente poche e quasi sempre firmate: Julio Cortázar, Silvina Ocampo, Felisberto Hernández, Fausto Melotti, Giulio Paolini, Federico Fellini, Renzo Rosso, Ovidio, Plinio il Vecchio, ecc.
Nella temperie politica e culturale del ’68 francese e italiano, Calvino progetta un’antologia dell’utopista Fourier. Legge, studia e sceglie accuratamente i testi, ne controlla e rivede la traduzione, scrive una lunga Introduzione dal titolo L’ordinatore dei desideri: il libro uscirà nel 1971 col titolo Teoria dei Quattro Movimenti. Il Nuovo Mondo Amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia. È a suo modo un contributo – forse troppo eccentrico e raffinato per quella stagione convulsa di scoperte e riproposte teoriche – alle discussioni sul rinnovamento della società innescate dal movimento del ’68.
Nel 1971 Calvino progetta, dirige e firma «Centopagine», una nuova collana Einaudi
All’inizio degli anni Ottanta, infine, Calvino si occupa di due libri di Raymond Queneau, scrittore enciclopedico francese a lui molto caro, del quale nel 1967 aveva tradotto in modo mirabile I fiori blu. Sceglie i testi e scrive l’Introduzione di Segni, cifre e lettere (1981), una raccolta di saggi su svariati argomenti; e soprattutto segue da vicino il lavoro del poeta Sergio Solmi – da lui scelto come traduttore della Piccola cosmogonia portatile – e l’arricchisce di una propria Piccola guida alla «Piccola cosmogonia» (1982).
Concludo come ho cominciato, con due citazioni d’autore, una del 1984, l’altra del 1980, che sintetizzano bene il senso del suo lavoro editoriale:
Così la mia vita per una quindicina d’anni fu quella d’un redattore di casa editrice, e in tutto questo periodo ho dedicato molto più tempo ai libri degli altri che ai libri miei. Ero insomma riuscito a mettere ancora uno schermo tra me e la mia vocazione di scrittore, per quanto apparentemente mi trovassi nella situazione più favorevole.6
Lavorando in una casa editrice, ho dedicato più tempo ai libri degli altri che ai miei. Non lo rimpiango: tutto ciò che serve all’insieme d’una convivenza civile è energia ben spesa.7
1 I. Calvino, Nota autobiografica, in E.F. Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960.
2 C. Pavese, lettera a A. Giolitti del 17 ottobre 1947, in Id., Lettere, II, 1926-1950, a cura di L. Mondo e I. Calvino, Torino, Einaudi, 1968.
3 I. Calvino, lettera a F. Venturi del 26 novembre 1947, in Id., Lettere 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Milano, Mondadori, 2000.
4 I. Calvino, lettera a D. Rea del 15 marzo 1954, in Id., Lettere 1940-1985, cit.
5 I. Calvino, Una nuova collana: i «Centopagine» Einaudi [1971], quartino di presentazione della collana, ora in Id., Mondo scritto e mondo non scritto, a cura di M. Barenghi, Milano, Mondadori, 2002, p. 152.
6 I. Calvino, Testimonianza per Felice Froio, in Id., Dietro il successo. Ricordi e testimonianze di alcuni protagonisti del nostro tempo. Quale segreto dietro il loro successo?, Milano, SugarCo, 1984.
7 I. Calvino, Nota autobiografica, per «Gran Bazaar», 1980.