Tra le poesie “scartate”
di Franco Fortini
Francesco Diaco

Tutti i testi qui riportati sono conservati presso l’Archivio Franco Fortini dell’Università di Siena nella “scatola XXX”, dove è raggruppata la maggior parte dei numerosi inediti fortiniani – siamo nell’ordine di alcune centinaia – sotto l’etichetta autoriale di Poesie rifiutate. Ne presentiamo qui una piccola selezione, arbitraria ma non casuale, in quanto connessa alle attività di ricerca del curatore (riguardanti la questione della temporalità). Nella “scatola XXX” è possibile trovare molti testi stampati dal Pc Macintosh che il poeta usava negli ultimi anni di vita, ma anche manoscritti e dattiloscritti risalenti ai decenni precedenti.

Se si volesse approntare un’edizione critica, occorrerebbe ricordare che queste poesie, oltre che in versione cartacea, sono anche testimoniate in versione digitale. Esistono, cioè, due floppy disk1 su cui l’autore aveva salvato le proprie liriche, dividendole in cartelle ora tematiche ora cronologiche. È a questo che fa riferimento Mengaldo nella sua edizione delle Poesie inedite:

Proprio sullo scorcio della vita Fortini ha «corrette e ordinate per categorie» anche le sue poesie inedite, corredandole di un indice alfabetico generale dei titoli e degli incipit (non completissimo). Ne sono risultate le seguenti categorie o sezioni, secondo cronologia di massima o “genere”, anch’esse accompagnate da indici alfabetici: 00, VARIE NON CLASSIFICATE; O1, VERSI SENESI; 02, PRIMA DI «FOGLIO DI VIA»; 03, LIGHT VERSES (con l’espressione anche usata in Composita solvantur); 04, TRADUZIONI E PARODIE; 05, 1946-1956; 06, EPIGRAMMI; 07, CANZONETTE; 08, 1956-75; 09, VARIE; <010>, VERSIONI E PARODIE […]. Non sempre però le singole sezioni contengono tutte le poesie annunciate nei relativi indici.2

Non si è qui proceduto a una collatio sistematica tra i testi cartacei e quelli su supporto informatico. Tuttavia, in occasione di questa trascrizione è stata ultimata la stampa e l’archiviazione del contenuto dei floppy, ora consultabile dagli studiosi. Da quel che si è potuto constatare, esistono sicuramente alcune varianti tra le lezioni dei floppy e quelle del cartaceo; inoltre, è altamente probabile che il materiale conservato nella “scatola XXX” sia più esteso rispetto a quello dei floppy (mentre la cronologia relativa andrebbe controllata caso per caso). Infine, sarebbe utile controllare sia i quaderni dell’autore, sia i carteggi conservati a Siena e negli archivi privati delle personalità con cui Fortini intrattenne uno stretto rapporto epistolare, allegando spesso alcuni versi alle proprie lettere.

Mentre l’edizione delle Poesie inedite appena ricordata sembra essere basata esclusivamente sulla testimonianza dei floppy, in questo caso, al contrario, si è scelto di limitare l’apporto del materiale informatico alla precisazione – posta tra parentesi quadre – dell’eventuale inserimento del testo in una delle cartelle sopra descritte da Mengaldo. In caso di doppioni sullo stesso cartaceo, si è ovviamente cercato di fornire il testo nella sua versione più tarda: si tiene conto, cioè, delle correzioni manoscritte, esplicitando ogni dubbio qualora l’ultima volontà dell’autore non emerga con sufficiente chiarezza. Nella maggioranza dei casi, come già accennato, siamo in presenza di testi dattiloscritti o stampati da Pc e successivamente corretti a penna. Le varianti, dunque, sono quasi tutte tardive e non implicate. La tecnica con cui solitamente Fortini introduce una nuova lezione consiste nel segnalare con un breve tratto di penna il punto del testo in cui inserire la variante, la quale viene poi comodamente scritta per esteso sfruttando lo spazio del margine destro o sinistro. Data l’abitudine di intervenire su materiale elaborato in precedenza, anche a distanza di molti anni, è difficile procedere alla datazione dei testi o al loro ordinamento in successione cronologica; ad ogni modo, alcuni testi recano in calce (o in testa) una data, talvolta seguita da un punto interrogativo. Il nostro intento, comunque, si limita alla presentazione di una minima frazione del materiale d’archivio, al fine di lasciare intendere la quantità e la qualità dei versi non ancora pubblicati (in particolare, si segnala la rilevanza della Seconda sestina).

Veniamo ora ai criteri editoriali. Occorre anzitutto precisare che si è scelto di offrire una versione facilmente leggibile dei testi, preferendo un’edizione interpretativa rispetto a una semplice trascrizione diplomatica. L’apparato è stato diviso in due fasce: la prima dà conto delle varianti; la seconda riporta i commenti metatestuali dell’autore oppure chiarisce analiticamente la fenomenologia delle correzioni. Sono stati normalizzati gli errori di spaziatura e le lettere maiuscole (dal momento che si tratta di caratteri assenti sulle testiere in uso all’epoca: per esempio, si è sostituito «E’» con «È»; «A’» con «À»). Non è stato segnalato il caso in cui, nel dattiloscritto, Fortini sovrascrive per correggere un errore di battitura; viceversa, quando il testo erroneo è stato emendato dall’editore, si è sempre provveduto a riportare in apparato l’ultima lezione autoriale.

Elenco delle abbreviazioni

agg.
as.
cass.
c.
cart.
da
da cui
da cui T
ds.
dx
inf.
marg.
ms
prima
interl.
segue
sps. a
stamp.
su
sup.
sx
var.

<…>
<X>
> <
aggiunto
ascritto
cassato
carta
cartella
lezione ricavata da altra (per riutilizzo di una o più lettere)
lezione ricavata da altra (per più fasi correttorie)
lezione finale ricavata dalla precedente con riutilizzo di una parola o lettera
dattiloscritto
destro
inferiore
margine
manoscritto
la lezione finale è preceduta da una lezione cassata in rigo
interlinea
la lezione finale è seguita da una lezione cassata in rigo
soprascritto a lezione cassata in rigo
stampato
lezione ricalcata su altra
superiore
sinistro
variante
parola indecifrabile
lettera integrata
testo cassato
Testi inediti

1) cart. 7, c. 178, ds. [su floppy: PRIMA DI «FOGLIO DI VIA»]. Si trascrive qui solo la prima parte del testo.

SANTI STEFANO E MINIATO

Idoli antichi vi accoglie
il sonno della nebbia.
Chi da lontano giunge, illuso di scernere in voi
sconosciuta una legge?

Ah che l’inganno dolce ci piega e sempre
percuoteremo con l’onda del nostro sangue le rive
di marmo, che non mutano mai! Un giorno
ho creduto ad un altro tempo, altro tempo
non sarà mai, qui o mai folgorerà

il lampo promesso che rompe dal buio
queste pupille che ora vi guardano, statue.
E riconoscerete nel sasso esultante, profeti,
celeste il tuono che vi disfrena dal sonno.

2) cart. 10, c. 268, stamp. da Pc (datata 24-05-92) con var. mss. (anche in cart. 4, c. 126, stamp. da Pc datata 24-05-1989) [su floppy: 1946-1956].

NON ASCOLTARE

1  Non <a>scoltare le notizie della radio
2  non consolarti irritandoti sul giornale.
3  Quando qualcosa comincerà a cambiare davvero
4  lo saprai al banco del bar.

5  Dovevi a questa età cominciare ad intendere
6  le nuvole enormi che il ragazzo portavano via,
7  la calma dei pomeriggi al lavoro e nelle altre stanze
8  le voci dei piccoli che giocano.

9  Sono quelle grida d’aiuto quiete
10  a darti ragione. Il mio capo
11  obliquo si finge vinto, sembra
12  non ascoltare. Ma conosce, non ha paura.

3 comincerà] comincierà stamp.
5 cominciare] da incominciare (penna A)
6 portavano] poprtavano stamp.
6-7 le nuvole enormi… calma] da le nuvole filanti e enormi che il ragazzo poprtavano via | e la calma (penna A)
7 al lavoro e] segue poi (penna A)
9 quelle grida] su queste (con gr<ida> agg. interl. e poi cass.; penna B)
quiete] sps. a di un mondo possibile (penna B)
10 a darti ragione] segue di credere nel mutamento. (penna A)
12 ascoltare… paura.] 1 non ascoltare ma conosce non ha paura. 2 non ascoltare ma conosce, non ha paura. (con , agg. penna A) 3 T (con M- marg. sx; penna B)
La penna A è di colore nero; la penna B, di colore rosso, viene utilizzata (anche in altre carte contigue) per le varianti tardive, oltre che per inserire rimandi e commenti. Va, inoltre, segnalato che nel primo verso si legge «scoltare», con l’s- iniziale barrata a mano (penna A). Dato che sul floppy è attestata la lezione «ascoltare» (così come nel titolo e nell’ultimo verso), è probabile che il segno a penna sulla s- segnalasse la necessità di introdurre tale correzione.
3) cart. 10, c. 272, stamp. da Pc con var. mss.

SECONDA SESTINA

1  Quando meno si teme, quando sembra
2  Che sia forte la mente e il lungo tempo
3  Del vivere è beato in una stretta
4  Alle forme dell’essere e più spera
5  Con quelle di durare o di cadere
6  Con quelle sole in una volta sola,

7  Quale invisibilmente in una sola
8  Goccia nascosta senza tedio sembra
9  Sfinirsi un’acqua, udiamo noi cadere
10  Nell’aria ancora lucida del tempo
11  Quello che siamo stati. E c’è chi spera
12  Di scampare, di trattenere stretta

13  A sé la vita che occulta la stretta
14  Invisibile svena. Ed è la sola
15  Cara sua vita! C’è chi ancora spera
16  Che non sia vero il vero che gli sembra,
17  Che sempre eguale al tempo resti il tempo
18  Né mai nel vuoto suo debba cadere.

19  Questo gli è invece promesso: cadere.
20  Ma a poco a poco. Cedere alla stretta,
21  Ma a poco a poco, che lo svelle al tempo,
22  Divagando, sciogliendo quella sola
23  Imprecisa figura che gli sembra
24  Una eterna e che ognuno eterna spera.

25  Non più le cose ma il ricordo spera
26  L’uomo, alla fine. Se vede cadere
27  Sé nell’aria e le cose, non gli sembra
28  Più, come un giorno, atroce. Fu una stretta
29  Al cuore, un giorno. Ora invece è la sola
30  Cecità che consola lui del tempo.

31  Ora quel che egli fu sta fisso al tempo
32  Come pietra. Per sé non spera o spera
33  Solo che la memoria ignuda e sola
34  Abiti ancora il lungo suo cadere
35  Nell’ombra, nella calca d’ombre, stretta
36  Folla che sempre più si aduna, o sembra,

37  Ai suoi fianchi, di smorte forme. Il tempo
38  Serra le porte, scesa è ormai la spera
39  Del sole, intera è tutta l’ombra e sola.

1954

3 vivere è beato] vivere beato (con è agg. marg. dx)
4 Alle forme dell’essere e più spera] 1 Alle forme dell’essere più spera da cui 2 e alle… spera (con e agg. marg. sx e alle su Alle) da cui 3 T (con e agg. marg. dx)
29 un giorno. Ora invece] un giorno e ora invece (con .O- agg. marg. dx)
30 che consola] che consoli (con -a agg. marg. sx)
marg. sup meno fessa di quel che pensavo
4) cart. 2, c. 59, ds. con nota ms. (su carta intestata e corretta a mano); [su floppy: 1946-1956].

È SULL’ERBA

È sull’erba piede nudo leggerissimo
dove l’acqua delle foglie si fa iride.
È il buon riso, l’aria, il sangue,
il modesto ardore libero.

Avvenire non ti cerco. Tu mi vieni
vento, immagine credibile, amorevole
sulla fronte. Poco a poco dove erano
anni, ridono attimi.

Non speranza né timore, amici, più.
Non l’affanno. Anche autunno in Lombardia
quatto e spento in mezzo ai gelsi avrà la sua gioia,
se vorremo, e la rinuncia.

Non del bene la rinuncia, amici, dico,
ma del tedio. Cuore nuovo andiamo innanzi.
Le felici, le dolcissime mattine
a noi vecchi tornano.

1950

marg. sup. Rifiutata 25-1-1971
5) cart. 10, c. 265, stamp. da Pc datata 23-05-92 (anche in cart. 5, c. 133, ds.); [su floppy: 1946-1956].

LA NEGAZIONE

1  Non spero in quelli che vengono, non
2  credo più lucidi gli occhi avvenire.
3  Fra queste mura dovranno patire
4  e in cuore anch’essi diranno di no.

5  Ma benedetto chi in sé potrà udire
6  le voci antiche rispondere no.
7  Dentro quella eco di certo sarò
8  a maledire, a benedire.

9  Il solo onore che resta è il più grande:
10  dire no in cuore ma esistere ancora
11  e lavorare senz’altra ragione

12  che questa chiara tranquilla ragione
13  che questo onore di antiche domande
14  chiuse parole che parlano ancora.

7 dentro] dentre stamp.
6) cart. 10, c. 291, stamp. da Pc (23-05-1992) con var. mss.

A QUELLI CHE VERRANNO

1  Quando non piangerà di me più nulla
2  e dell’orribile prova più nulla
3  che sono stato, sia, per le lunghissime
4  vene di pietra della storia tu
<5  cercandoti tremando vedrai me

6  che abitai già i tuoi giorni dove uomini
7  lavorando vivranno vento e sole
8  mutarsi volentieri in sangue e in mente
9  in amore le guerre il pianto in fiore

10  e chieder voce e verità a se stessi
11  ceneri antiche e invisibili figli

7 vento e sole] 1 vento e sole 2 il vento e il sole (con il agg. marg. dx in entrambi i casi e poi cass.)
7) cart. 7, c. 155, ds. con var. mss.

1  Perché non dovrei dire il mio lamento.
2  Quando il sangue era ricco fu facile
3  odiare il calore vitale,
4  alla snellezza dei corpi ardenti opporre
5  la voglia di non essere, la legge del patimento.

6  Ora che veramente se mi fisso
7  se mi fisso nei vetri vedo
8  uno che è polveroso di anni e di parole,
9  cosa ho fatto di me mi domando. Riconosco
10  senza compenso il dolore.

1955?

3 vitale] segue la felicità (penna B)
4 alla snellezza… opporre] da opporre alla snellezza (penna B)
7-8 nei vetri … parole] 1 nei vetri pallidi vedo un signore | polveroso di parole e d’anni da cui 2 nei vetri vedo | uno polveroso di anni e parole (penna A; con uno as. a 1; con anni e agg. interl.) da cui 3 T (penna B; con se mi fisso as. a 2; con che è e di [parole] agg. marg. inf)
9 cosa ho fatto di me mi domando] da 1 >ora< (penna A) mi chiede che cosa ho fatto di me 2 T (penna B; con mi domando agg. marg. dx)
10 senza compenso] prima >…< (cass. dattiloscritta)
I due «se mi fisso» (vv. 6-7) sono stati interpretati come una ripetizione intenzionale. È possibile, tuttavia, che si tratti di varianti alternative, ossia che il poeta dovesse ancora decidere in quale dei due versi lasciare il sintagma. In generale, per questo testo si possono ricostruire tre fasi di correzione: la prima, immediata, dattiloscritta; la seconda con la penna A; la terza, più consistente, con la penna B.
8) cart. 4, c. 88, ms. (su carta intestata)

1  il vuoto espressivo, le frasi nominali
2  che non tirano a conseguenza, le esclamative
3  sono il segno della fuga dal tempo
4  ed è meglio che queste parole dimorino senza fiato
5  sul marciapiede della città ammazzata dal caldo
6  piuttosto che rimanere nella sospensione psichica.
7  La poesia si morde la coda, si lecca la ferita, la rimargina ma
8  non si deve aumentare la velocità, lo scivolo:
9  la lunga lotta fra il tempo e il non tempo, ecco
10  da me non avrà un grido.

7-8 si lecca… non] 1 si lecca >sotto la coda< (cass. penna A) | ma 2 la ferita, si rimargina ma (as. a 1; penna B) da cui T (con la su si)
10 un grido.] da un grido, non un brivido. (penna B)
La penna A è di colore blu ed è la stessa usata per la scrittura del testo; la penna B invece è di colore rosso e introduce le varianti tardive.
9) cart. 4, c. 84, ds. con var. mss. [su floppy: 1956-1975]

IL SERPENTE

1  Da questo altissimo luogo di aria e di pietra
2  da dove vedi già in ombra le valli
3  il piccolo serpe fulmina tutto lo spazio.
4  Incantato ascolto le sue parole.

5  Ascolto e mi pare che immense diventino
6  le sue spire tra scaglie e abeti
7  e alzi il capo fino alle nuvole,
8  sapiente onnipotente signore.

9  “Se ormai non sei di nessuno”, dice l’aspide,
10  “se hai già veduto l’osso isterilito
11  sei degno allora di riavere il tempo
12  e la natura sensibile col suo modesto piacere”.

13  Come sa bene mentire l’altissimo serpe.

2 da dove… valli] da dove già in ombra si vedono le valli (con vedi agg. interl.)
5 immense diventino] su immenso diventi,
7 e alzi il capo] da e il capo si alzi
marg. sup. sx no

Note

1 Cfr. F. Fortini, Durable 5168 (da Composita solvantur), in Id., Tutte le poesie, a cura di L. Lenzini, Mondadori, Milano 2014, p. 574: «Durable 5168 Made in West Germany | piccolo libro d’ore per due dischetti | il mio sommario dunque è tutto qui? | (Ma ormai dimoro là, dove mi metti). || Sto come ai giardinetti il vecchio quasi cieco | finché un sole scarlatto fine secolo | dai vetri del dicembre specchiati negli stagni | la tetra nipote riporti che lo riaccompagni. || Oro delle mie preci nella Durable 5168 | oh dissigilla i files, selezionali, annientali. | Don’t save, don’t save! Inizializza di netto! | Di qui toglimi giovane, contro la sera lenta».

2 F. Fortini, Poesie inedite, a cura di P.V. Mengaldo, Torino, Einaudi 1997, p. 51.