
Quando Bordini si avvicina ai trotskisti, durante gli anni dell’università, la sua vita gli appare come un «lungo vuoto sognante».2 Gli anni delle lotte politiche (1962-1970) erano stati contrassegnati anche dalla sostanziale assenza di attività poetica, ripresa nel corso degli anni Settanta, dopo l’espulsione dal Partito Comunista e l’avvicinamento a un altro tipo di società («marginali, freak, drogati, comuni reichiane, militanti in crisi, brigatisti»).3 La parte centrale dello stesso decennio costituisce invece un simbolico punto di svolta. Nel 1975 Bordini pubblica Strana categoria, la sua prima raccolta poetica, e viene incluso nell’antologia Il pubblico della poesia, di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli. Un anno più tardi, nel 1976, il saggio dedicato a Pasolini (Pasolini, un coraggio a metà) offre una dichiarazione poetica a mezza voce, laddove Bordini attribuisce a se stesso la medesima ritrosia rilevata nell’autore in esame:
Seguendo il prospetto tematico tracciato da Mazzoni, si può dire che Un vuoto d’aria si componga di un nucleo centrale, una sorta di canzoniere d’amore per Myra Jara Toledo, e di due linee principali di contenuto, la politica e la famiglia. Parallelamente, colpisce la sotterranea ma costante presenza della morte e del suo nesso con l’amore, cui alludono i versi 1-7 di Pizarnik:
O meglio il riporre la speranza in un binomio che
come si sa è indistruttibile (c’è qualcosa nella morte
che ricorda l’amore, diceva
Lee Masters),
nel binomio infatti di due assoluti: l’amore
e la morte.
L’architettura dei testi di Un vuoto d’aria conserva una cifra anarchica, evidente anche nel ricorso consapevole a imprecisioni ortografiche e grammaticali, e recupera forme e stilemi della produzione precedente: di questo, di alcuni riadattamenti grafici resi necessari e della genesi editoriale del volume dà conto Santucci nella Nota al testo.8 Invece, come ricorda Mazzoni, la forma delle poesie talvolta rimanda alla struttura delle sedute di psicoanalisi («Nella sua opera la psicoanalisi è ovunque. Non è solo un contenuto: è una forma, è una macchina semiotica»).9 In almeno un caso, tuttavia, l’analogia non è solo architettonico-formale, bensì anche intertestuale. Il testo di Dialogo tra due innamorati conserva caratteristiche simili all’impianto narrativo adottato da Ronald Laing in Mi ami?, uscito nel 1976. Ma l’influsso di una tradizione della quale vengono esplicitamente contestati gli insegnamenti («non fare mai quello che ti è stato insegnato / sconvolgi tutte le regole / usa le tecniche per il contrario per cui sono state inventate», Arti marziali, vv. 1-3) è talvolta percepibile anche sul piano più strettamente lessicale: Era una notte fresca, immobilmente chiara (Tolstoi) è un testo che per ambientazione e scelte linguistiche (il titolo stesso, ma anche la ricorrenza dei termini «lunare», «silenzio» e «silenzi», «solitudine», «spazi») ricorda Leopardi, autore caro a Bordini.10 Vale inoltre la pena ricordare che il testo precedente, posto in apertura alla sezione La pietà, si apre («forse perché era estate», v.1) riecheggiando il Foscolo di Alla sera, come avviene dopotutto nella già citata Forse perché in fondo siamo cattolici, e la vita. Né si tratta del solo caso in cui Bordini riprende in diverse sedi stilemi tradizionali. L’eco di La Signorina Felicita che Marco Giovenale ha riconosciuto in un componimento di Poesie color mogano pare emergere anche in Quieto vivere, dove i versi 9-12, «e perché se ti amassi davvero ti odierei, troverei che c’è / un quasi / che non posso raggiungere, / saresti quasi perfetta», sembrano a loro volta in dialogo dialettico con lo stesso e noto verso («Sei quasi brutta, priva di lusinga», v. 73).11 La presenza di riferimenti a una lirica di ascendenza petrarchesca mostra caratteri controversi se letta alla luce di un’intervista rilasciata da Bordini a Sebastiano Triulzi nel 2017 e pubblicata su «Diacritica». Accanto alle riserve manifestate per il canone poetico italiano, giustificate in forza di una sopravvivenza, in quest’ultimo, di Petrarca e di una sostanziale assenza di Dante, Bordini ribadiva il proprio apprezzamento per Pasolini, considerato tra i poeti italiani novecenteschi «l’unico» che si sia ispirato a Dante.12 Eppure, ancora una volta a testimoniare una peculiare vena dissimulatoria, Bordini era allo stesso tempo capace di versi pure riconducibili ad almeno vaghe suggestioni petrarchesche; si pensi, a titolo d’esempio, a «Ti ricordavo dolce come l’acqua».13
In molti testi che precedono Un vuoto d’aria, Bordini ha riservato ai suoi rapporti sentimentali descrizioni disincantate e straniate.14 Anche per questo è interessante che il suo ultimo libro sia un canzoniere d’amore, che conserva tuttavia dei tratti a suo modo pasoliniani: con ironia e attraverso un’indagine lucida, volta alla ricerca dell’iperverità, Bordini scrive sì poesie sull’amore, ma lo fa con la rassegnazione di chi ne vede le contraddizioni ed è ormai disposto ad accettarne i compromessi (Quieto vivere, Poesia cinica, Poesia clandestina, Formaggio). In questo senso, il ricorso a forme e temi tipici della precedente produzione, pure in un momento biografico di svolta, fa di Un vuoto d’aria non solo l’ultima raccolta poetica di Bordini, ma anche una sintesi compiuta della sua opera.
1 C. Bordini, Al lettore, in Id., Un vuoto d’aria, a cura di F. Santucci, Milano, Mondadori, 2021, pp. 3-4: p. 4.
2 C. Bordini, Memorie di un rivoluzionario timido, in Id., Difesa berlinese, a cura di F. Santucci, Roma, Sossella, 2018, pp. 25-216: p. 103.
3 G. Mazzoni, Gli insetti nell’ambra, in C. Bordini, Un vuoto d’aria cit., pp. V-XXVIII: p. VIII.
4 C. Bordini, Pasolini, un coraggio a metà, in Id., Difesa berlinese cit., pp. 437-443: p. 442-443.
5 G. Mazzoni, Gli insetti nell’ambra cit., p. IX.
6 C. Bordini, I costruttori di vulcani. Tutte le poesie 1975-2010, Roma, Sossella, 2010, pp. 223-247: p. 244.
7 C. Bordini, Appunti per «Memorie di un rivoluzionario timido», in Id., Il rivoluzionario timido, «il verri», 76, giugno 2021 (Carlo Bordini. Il rivoluzionario timido), pp. 7-17: p. 12.
8 F. Santucci, Nota al testo, in C. Bordini, Un vuoto d’aria cit., pp. 141-158.
9 G. Mazzoni, Gli insetti nell’ambra cit., p. XVII.
10 C. Bordini, Gli scrittori di destra, in Id., Difesa berlinese cit., pp. 491-492, a p. 491; G. Mazzoni, In questo mondo che scade verso la barbarie. Carlo Bordini, ivi, pp. 5-22: p. 7.
11 M. Giovenale, Carlo in bilico, in Carlo Bordini. Il rivoluzionario timido, pp. 41-48: p. 44. Sugli autori cari a Bordini e sulla sua conoscenza di Gozzano si rimanda inoltre a G. Mazzoni, I gesti di Bordini, ivi, pp. 31-40, in particolare p. 32.
12 S. Triulzi, Incontro con Carlo Bordini (Roma, 10 settembre 2017), in «Diacritica», 29, 25 ottobre 2019.
13 C. Bordini, I costruttori di vulcani cit., p. 418.
14 Si vedano, a titolo d’esempio, le pagine 55 e 181 in C. Bordini, Memorie di un rivoluzionario timido, in Id., Difesa berlinese cit., pp. 25-216.