Renato Solmi,
Lezioni su Kant
Massimo Cappitti

Renato Solmi, Lezioni su Kant, a cura di M. Gatto, Macerata, Quodlibet, 2021.

L’uscita presso Quodlibet delle lezioni di Renato Solmi dedicate a Kant inaugura il progetto di pubblicare i corsi di filosofia e storia da lui tenuti negli anni di insegnamento nelle scuole secondarie superiori. Marco Gatto ha curato con scrupolo filologico e insieme appassionato queste lezioni, con il sostegno sempre affettuoso di Raffaella Solmi e di Luca Baranelli. Come sottolinea Gatto, si tratta di «vere e proprie prove saggistiche, sia per la loro definitezza concettuale e per la loro capacità di restituire con ampiezza l’oggetto di trattazione, sia per merito della precisione stilistica e dell’eleganza argomentativa che le contraddistingue». Sono pensate per la «pratica pedagogica giornaliera». Colpisce, infatti, la chiarezza con la quale gli argomenti – anche i più ostici – vengono trattati da Renato senza abdicare al rigore e senza cedere a facili semplificazioni. Suoi interlocutori privilegiati, però, sono sempre gli studenti. Queste lezioni testimoniano la profonda coerenza – che molto gli è costata – della vita di Solmi e la sua indisponibilità a piegarsi alle retoriche dominanti. Sempre presente è l’irrinunciabile istanza critica che, come Gatto ha opportunamente rilevato, proviene dalla frequentazione di Solmi del pensiero di Adorno. Coerenza e coraggio nella difesa delle proprie convinzioni – quelle pacifiste in primo luogo – anche quando questo ha avuto come esito un doloroso isolamento. Ben lontana la scuola del presente dall’ideale che aveva animato una intera generazione che sperava nella forza emancipativa della cultura. Renato ha fatto appena in tempo a scorgere i prodromi dell’attuale controriforma, dove la scuola è sempre più fabbrica di consenso e sempre meno luogo di formazione. Si pensi all’intensificazione della stupidità burocratica, alla parcellizzazione e mercificazione del sapere, all’ideologia neoliberista che premia l’individualismo e la spregiudicatezza, alla cultura appiattita alle logiche aziendali, al decoro e all’ordine elevati a principi assoluti e indiscutibili, al governo autoritario di anime e corpi; e l’elenco non termina qui. Della scuola del presente Solmi sarebbe stato sicuramente nemico, ma non avrebbe rinunciato al tentativo di leggere il proprio tempo attraverso il pensiero critico. Traduttore raffinato e profondamente colto, dell’attività traduttrice Renato conserva la convinzione che chi traduce debba uscire di scena ed eclissarsi per poi tornare a svolgere il suo umile ma indispensabile ruolo di mediatore tra i saperi e le generazioni. A questo proposito Renato mi disse che, ogni qualvolta doveva spiegare un filosofo, il giorno precedente ne rileggeva alcune pagine per ritrovare la familiarità con l’autore e il testo e ritrovarne così il “suono”. Nella sua umiltà preziosa risiede la lezione di Renato Solmi.