Problema Acqua
Studi e relazioni
sull’acquifero del Monte Amiata

Cinzia Mammolotti

L’acquifero del M. Amiata, il più importante serbatoio idrico del centro Italia rischia di prosciugarsi. È sempre più grave l’allarme sull’Amiata, ricca di falde, cui sono collegate 700.000 persone tra Grosseto, Siena, Viterbo. C’è chi parla di un vero disastro ecologico. Cercherò di illustrare in sintesi.

Negli ultimi trenta anni la portata delle sorgenti si è ridotta di oltre il 50%. Negli anni ’70 si parlava di ben 300 milioni di m3 di acqua all’anno, oggi di 90 milioni di m3. Si ritiene che tale riduzione non può essere attribuita unicamente a fattori climatici, responsabili della riduzione di circa il 20/25%. Si deve osservare che la geotermica estrae dal sottosuolo circa 5 milioni di tonnellate di vapore all’anno (con temperature di circa 250°). Con la collaborazione di esperti responsabili della Regione si è cercato di capire se esiste una correlazione tra estrazione del vapore e portata delle sorgenti facendo riferimento ai periodi di apertura di Bagnore (1958-1967) e Piancastagnaio. Nel 2006 la regione incarica la società Edra di condurre uno studio sul Rilievo geostrutturale preliminare dell’apparato vulcanico del M. Amiata (presentato Nov. 2006).

L’équipe, con a capo il prof. Andrea Borgia, conclude: «Vi è connessione tra acquifero superficiale e campo geotermico».

La superficie di falda, recentemente misurata con metodi di geoelettrica e magnetotellurica (Manzella 2006) è caratterizzata da una serie di depressioni della falda che implicano un abbassamento di circa 300 metri rispetto a quella originaria misurata prima dello sfruttamento geotermico.
La stessa Arpat nella relazione L’acquifero del Monte Amiata. Analisi dei dati relativi al monitoraggio 2002-2006, ritiene indispensabile approfondire le conoscenze sulla correlazione tra acquifero e sistema geotermico.

Sembra evidente una correlazione inversa tra portate di vapore estratto e portata delle sorgenti. Aumenta la portata di vapore, diminuisce la portata delle sorgenti.

La portata delle sorgenti del Fiora potrebbe essere recuperata riducendo lo sfruttamento del campo geotermico non solo di Bagnore, ma soprattutto di Piancastagnaio.

Si è evidenziata, inoltre, una correlazione tra portate ed inquinamento delle sorgenti del Fiora. Le concentrazioni degli inquinanti Arsenico e Boro presenti nelle acque e inversamente correlate con la portata totale delle sorgenti. Con una riduzione di portata inferiore al 10% la concentrazione degli inquinanti aumenta del 400%. Arsenico e deroghe.

Queste conclusioni sono coerenti con quanto previsto dal modello presentato da Edra il novembre 2006.

Già da allora si suggeriva di verificare il modello stesso tramite la riduzione temporanea della estrazione di vapore.

Il Settore Tutela del Territorio e della Costa della Regione Toscana rende noti agli assessori competenti e ai dirigenti interessati i risultati delle indagini sul piano di lavoro finalizzato alla definizione del bilancio idrico dell’acquifero dell’Amiata.

Il dott. Micheli, relatore, premette alle sue osservazioni che gli elementi scientifici emersi dalle indagini previste del piano di lavoro in oggetto propendono per la «definizione di un modello concettuale idrogeologico basato sul collegamento idraulico tra la falda freatica superficiale e quella geotermica profonda (utilizzata per la produzione di energia elettrica)».

Lo sfruttamento interferisce con la portata delle Acque termali (Arpat), in Giappone scarsamente usato. A rischio i centri Termali che dipendono dal Bacino dell’Amiata.

Inquinamento da fluidi geotermici

Un’opinione diffusa vuole che l’energia geotermica (alta entalpia) sia “pulita” oltre che “rinnovabile” Purtroppo le cose non stanno in questi termini. Oltre a non essere rinnovabile in quanto un pozzo geotermico ha in media una durata di 10-15 anni, i campi geotermici possono variare anche nella qualità dei fluidi. Malgrado esistano casi in cui esce acqua calda praticamente quasi potabile, non è questa la situazione dei campi geotermici dell’Amiata. Dai pozzi vengono estratti fluidi che scaricano sull’ambiente gas, vapori e liquidi con enormi quantitativi di sostanze tossiche, una miscela di inquinanti alcuni normati, la maggior parte ancora no, che finiscono nell’ambiente, accumulandosi nella vegetazione, in organismi che compongono la catena alimentare umana, esponendo l’uomo ad un rischio tossicologico nel momento in cui assume cibo inquinato. A queste vanno aggiunte altre sostanze che si disperdono in atmosfera e vengono inalate; tra queste antimonio, arsenico, boro, mercurio e idrogeno solforato sono le più comuni. Questo in sintesi quanto emerse nel 1994 ad un convegno tenutosi a Piancastagnaio sui possibili effetti sulla salute e ambiente.

Da allora si attendono monitoraggi continui e a lungo termine; infatti, si legge «i possibili effetti sulla salute dei cittadini, sulla stabilità del suolo e del sottosuolo, sul clima e sulle risorse idriche e termali, sugli ecosistemi agro-forestali possono essere valutati solo con osservazioni a lungo termine» (Bargagli). Non solo, negli organismi dell’Amiata, sottoposti da sempre ad anomalie di mercurio, radon, anidride carbonica, idrogeno solforato, l’incremento apportato dalla geotermia potrebbe portare tossicità di tipo cronico.

Alcuni dati:

Secondo Brunori (2004) le centrali emettono ogni anno 5.000 ton. di acido solfidrico ( H2S), 1 ton. di mercurio, 18 ton. di acido borico, 150-200kg di arsenico, 3.000 ton di ammoniaca, radon, antimonio.

La stessa Arpat in data 11 ottobre 2006 presenta il monitoraggio delle emissioni in uscita dalle centrali: acido solfidrico presenta «occasionali condizioni di superamento del valore indicato dall’OMS, inquinamento olfattivo, pessima qualità dell’aria». Le concentrazioni di mercurio nell’aria superano i valori. L’arsenico mostra un leggero aumento. Si legge ancora che i flussi di massa dell’acido solfidrico e del mercurio risultano rilevanti ed elevati. Ammoniaca e acido borico, inquinanti con caratteristiche tossicologiche, sono presenti nelle emissioni con flussi di massa significativi, ma non sono ancora normati. In relazione alle emissioni di CO2 Arpat evidenzia che in Amiata si registra la più alta percentuale nei vapori in uscita, pari a 501,7 kg/MW (Radicondoli 326 e 256 Lardarello). Non solo, nel sito ufficiale di Arpat si legge che tra i principali campi di vapore al mondo quelli dell’Amiata producono la maggiore quantità di gas incondensabili e di questi la CO2 è la più rilevante. Oltre 500.000 ton. di CO2 e 5.000 di metano vengono immessi in atmosfera. Non si può certo affermare che la geotermia non va a incrementare l’effetto serra. SO2: idrogeno solforato, sentenze, denunce di famiglie (chiesto risarcimento per idrogeno solforato).

Queste le immagini a Bagnore 3 circa 2 mesi fa. Sono esplicative di quello che avviene. A richiesta formale Arpat non ha fornito spiegazioni; Enel parla di manutenzione ordinaria; quando le centrali sono fuori servizio e per motivi di sicurezza non sono soggetti a controllo. L’esposto denuncia è stato archiviato. Ricorso.

Studi satellitari hanno rilevato danni alla vegetazione (Marzo 2001) alcuni elementi (ac. Solfidrico, borico, arsenico) possono causare sofferenza, NE, venti…

La geotermia in Amiata è pericolosa

L’Enel si muove in un territorio dinamico, ad alta precarietà naturale con caratteristiche diverse rispetto ad altri bacini geotermici, senza averne il controllo. Dato ufficiale acquisito durante il processo presso il Tribunale di Montepulciano il 12 Nov. 2004 quando la difesa di Enel-Erga ha sostenuto che il grave incidente di settembre 2000 nel pozzo PC4 (loc. Podere Marchese) era al di fuori della prevedibilità dell’ente.

La geotermia genera subsidenza e terremoti

La comunità scientifica mondiale è a conoscenza che la estrazione e la reiniezione dei fluidi dal sottosuolo determinano terremoti. Mancano una rete sismica per l’ubicazione e il controllo dei sismi generati dallo sfruttamento della energia, una rete adeguata per la misurazione dei fenomeni di subsidenza.

La tecnologia utilizzata e proposta da Enel è inadeguata, gli abbattitori AMIS una tecnologia limitata, tra l’altro non sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale.

In questa situazione la Regione, che già nel 2003 aveva riconosciuta la specificità della geotermia in Amiata con apposita delibera; dove la politica locale e provinciale si era espressa a favore della dismissione controllata conscia dei gravi e pesanti conflittualità con il territorio, con la crisi idrica che attraversa parte del territorio Toscana, compresa L’Amiata, la Maremma, non si ferma «La geotermia in Toscana è una risorsa irrinunciabile». Firma il protocollo dove raddoppia entro il 2013 la produzione elettrica (120 MW) , 200 MW entro il 2020, concessioni fino al 2024 a Enel, Martini si era impegnato a effettuare Studi internazionali e fare chiarezza sui punti emersi. Poco ci è piaciuto come la Regione ha gestito la questione degli approfondimenti degli studi, l’Università di Siena ha assunto l’incarico (che tra l’altro aveva avuto rapporti con Enel). Perplessità sono emerse anche sui tempi: 4 mesi per fare luce su una questione così complessa, sulle modalità di assegnazione. Aspettiamo gli esiti. Nel frattempo, come sollecitato dagli studi precedenti, lanciamo l’appello per la riduzione al minimo delle centrali per 6 mesi per verificare la correlazione tra sfruttamento geotermico e bacino acquifero, la presenza degli inquinanti e i tempi di ricarica dell’acquifero.

C’è la possibilità di fare uno studio super partes, che da anni chiediamo,finanziato attraverso un azionariato popolare: 10 euro per salvare l’Amiata e le sue risorse, stiamo decidendo in tempi brevi, un atto di democrazia e partecipazione. Siamo profondamente consapevoli della grave crisi energetica, di una società energivora, siamo altrettanto consapevoli che il pianeta e gli esseri che la abitano hanno bisogno di un radicale cambiamento del nostro modo di pensare, di attuare un nuovo modello di sviluppo economico concetto basato su un atteggiamento di consumo responsabile delle risorse; siamo consapevoli che è lo stesso modello della globalità ad essere messo in discussione e la autoproduzione dei beni diventa l’obiettivo.

Questa geotermia, che subiamo da anni e i cui effetti sono già evidenti, sta distruggendo un territorio e le sue risorse in un modo forse irreversibile. Non ci sottraiamo a fare proposte alternative e ad accettare le sfide che i tempi impongono, ma serve che la saggezza e la tecnologia procedano di pari passo, serve soprattutto la volontà a intraprendere il cambiamento umano e culturale e attraverso questi avviare anche  in Amiata questo percorso. È la sfida che lanciamo a noi stessi e a coloro che stanno governando il territorio, è un modo per ritrovare appartenenza e coesione.