
Il 14 maggio del 1953 al Poetry Centre di New York1 ebbe luogo la prima esecuzione di Under Milk Wood: a recitare quel memorabile «play for voices» era l’autore: Dylan Thomas, allora trentanovenne, insieme ad un cast di cinque attori americani. Thomas sarebbe morto, per un edema cerebrale, pochi mesi dopo, il 9 novembre, a meno di un mese di distanza dall’ultima interpretazione in pubblico, quando ancora stava lavorando al testo, concepito molti anni prima (almeno a partire dal 1939). L’anno seguente, 1954, apparve postuma la prima edizione a stampa dell’opera;2 del 1995 è l’«edizione definitiva» curata da Walford Davies e Ralph Maud.3 Su quest’ultima si basa la recente versione di Enrico Testa, la seconda in italiano dopo quella di Carlo Izzo (1972 e 1992):4 un evento da festeggiare, non solo perché rimette in circolazione un’opera straordinaria, ma perché lo fa grazie al lavoro di un traduttore, Enrico Testa, benissimo armato – sia come poeta che come critico – per affrontare un tour de force poetico che ad ogni rilettura sembra innescare, grazie alla forza del linguaggio e dell’immaginazione, nuovi e affascinanti fuochi d’artificio, mobilitando tutti insieme i cinque sensi e anzi, per usare il gergo di moda, aumentandoli.
La sfida era, a dir poco, rischiosa. Infatti per rappresentare attraverso una pluralità di voci la giornata di un paesino fittizio del Galles (Llareggub, «piccola stazione balneare in decadenza», secondo la Guida “citata” a p. 22), il lavoro sulla lingua di Thomas, il suo riecheggiare strati arcaici (“bardici”, è stato detto…) della poesia secondo le movenze di una sensibilità modernissima (Joyce, Yeats, Eliot), pone al traduttore innumerevoli trabocchetti, doppi sensi e impasses linguistiche, a cominciare dai frequenti neologismi e dalle controllatissime derive del “significante” che provocano, a ogni passo, cortocircuiti associativi. Su questo piano, fin dall’inizio Testa raccoglie la sfida del poeta di Swansea evitando soluzioni artificiose ma anche badando a non prosaicizzare troppo lessico e tessuto fonetico dell’originale, assecondandone tanto le accensioni liriche quanto il gusto per il dettaglio realistico:
È notte in Donkey Street, e trotterella con gli zoccoli ricoperti d’alghe sul selciato di ciottoli e conchiglie, oltre i vasi di felci dietro le tendine, il versetto della Bibbia e il ninnolo, l’armonium e l’armadio dei paramenti, gli acquerelli fatti in casa, il cagnolino di porcellana e il barattolo di latta rosa per il tè. È notte e sonnecchia come un asinello nei tranquilli cantucci dei lattanti. (p. 4)
Il solo mare che io vidi
E che non mi diede pena
Fu il marino oscillar dell’altalena
Con te che su di me andavi su e giù.
Lascia tutte le tue angosce.
Ora sdraiati, mettiti giù
E che io possa naufragar tra le tue cosce. (p. 66)
Qui, sulla terra, tutto è sempre incerto.
Non si è del tutto buoni o del tutto cattivi
Noi di Milk Wood che siamo sempre vivi. (p. 73)
1 Fondato nel 1939 e tuttora attivo, negli anni ha ospitato tra gli altri W.H. Auden, T.S. Eliot, Robert Frost, Marianne Moore, Wallace Stevens, Joseph Brodsky, Seamus Heaney. L’opera era stata commissionata a Thomas dalla BBC.
2 D. Thomas, Under Milk Wood, ed. D. Jones, London, Dent, 1954 (marzo); New York, New Directions, 1954 (aprile). La prima metà del testo, in formato ridotto, era apparsa due anni prima su «Botteghe Oscure»: Llareggub, Quad. IX, I semestre 1952, pp. 134-153.
3 D. Thomas, Under Milk Wood, eds. W. Davies and R. Maud, London, Dent, 1995.
4 D. Thomas, Sotto il bosco di latte. Il dottore e i diavoli, trad. it. di C. Izzo e F. Bossi, Milano, Mondadori, 1972: Id., Sotto il bosco di latte. Dramma per voci, trad. it. di C. Izzo, Parma, Guanda, 1992. Cfr. M. Urbani, The Italian Translation of «Under Milk Wood», LAP Lambert Academic Publishing, 2014.
5 Non meno utili e puntuali le Note (pp. 83-89) che commentano singoli passaggi ed espressioni dell’originale.
6 «Dylan Thomas’s voice has added a new dimension to literary history. He will surely be remembered as the first in modern literature to be both as maker and speaker of poetry»: così nel 1950 il «New York Times» ne lanciava la tournée di letture. La registrazione è disponibile su YouTube.