Ricordo di Goffredo Fofi, protagonista e testimone dell’altra Italia
Giuseppe Muraca

Si sveglino anche i «vecchi», non solo i «giovani», ché l’epoca è tremenda e c’è bisogno di tutte le donne e di tutti gli uomini «di buona volontà», disgustati da questa pessima e forse ultima stagione della Storia, «lo scandalo che dura da diecimila anni» e ci accosta oggi all’estremo limite dei suoi orrori.
È difficile trovare una formula per definire con precisione una figura come quella di Goffredo Fofi perché egli è stato tante cose insieme: innanzitutto un educatore, poi un critico cinematografico, letterario e teatrale, un creatore e un direttore di importanti riviste, un redattore e collaboratore di grandi e piccole Case editrici, un organizzatore culturale, un editore, un traduttore, uno sceneggiatore cinematografico, uno scopritore di talenti e si è interessato persino di fumetti. Ma è stato innanzitutto uno dei più importanti intellettuali italiani degli ultimi settant’anni; un intellettuale disorganico, anticonformista, antiaccademico ed eretico, che nel corso della sua intensa attività intellettuale e politica si è schierato dalla parte degli ultimi e dei “senza storia”, in netta opposizione al sistema e alla sinistra ufficiale, lottando per cambiare la società.
Era un tipo instancabile, come ha detto Piergiorgio Bellocchio, dotato di «energie superiori», nel senso che è stato un infaticabile «tessitore di ragnatele» (come ha scritto Cesare Cases di Raniero Panzieri), di amicizie, di iniziative, di progetti… Non aveva la patente e girava l’Italia in treno e la cosa che suscita meraviglia è che nel corso della sua vita ha avuto rapporti con una moltitudine di persone, con tantissimi scrittori, editori, attori, registi, pedagogisti, pensatori, operatori sociali e culturali, istituzioni e associazioni di base sparsi nelle diverse realtà italiane e in altri paesi, la Francia in particolare.
Nel corso della sua intensa attività ha fatto e ha scritto moltissimo, in vari campi; ha pubblicato migliaia di articoli, recensioni, prefazioni… e molti libri, tra cui alcuni importanti per capire l’Italia di ieri e di oggi e che invitano a pensare e a riflettere. Ma non fu solo un teorico o un pensatore, fu anche un uomo di azione libero e caparbio, un agitatore politico e culturale che ha legato sempre la teoria alla prassi sulla base di un pensiero attivo, libertario e antidogmatico. E anche se ha litigato con vari scrittori, poeti e intellettuali (Pasolini e Fortini, per esempio), Fofi è stato un uomo fedele alle amicizie che ha ricordato in alcuni dei suoi libri più belli. Inoltre, nel corso della sua vita ha vissuto di poco, dei proventi di borse di studio e dei lavori editoriali e, come è stato già ricordato da Marco Bellocchio, è morto povero. Ora giustamente sono in tantissimi a ricordarlo, ma molti in vita lo hanno odiato e vituperato, per le sue idee e per le sue prese di posizione contro il conformismo e il narcisismo degli intellettuali e i guardiani del Potere politico ed economico. Quanto a me, di lui mi rimarrà sempre il ricordo del suo sorriso radioso e della sua gentilezza d’animo, della sua voce calda e del suo ultimo saluto, con cui si è congedato da me e dalla vita per il suo lungo viaggio.